Malta e il rompicapo dei rifugiati

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All’inizio di questa settimana, un gommone sovraccarico di persone in fuga dall’Africa verso l’Europa se l’è vista davvero brutta. Quando l’imbarcazione, in viaggio dalla Libia verso il più piccolo stato dell’Ue, Malta, iniziava ad affondare, l’esercito maltese ha lanciato un’operazione notturna di 13 ore per portare soccorso ai suoi 112 passeggeri. Otto di loro sono stati trasportati in aereo in ospedale per cure d’emergenza; gli altri hanno dato segni di spossatezza, disidratazione e colpi di sole.

Questa non è un’eccezione. Ogni settimana imbarcazioni di questo tipo arrivano sulle coste di Malta. Il mese scorso il primo ministro Joseph Muscat ha cercato di rispedire in Africa due aerei pieni di migranti somali, ignorando la loro richiesta di asilo – facendo tornare in mente la politica australiana dei “respingimenti” – prima che la Corte penale dei diritti umani d’Europa (Echr) emettesse una sentenza provvisoria in base alla quale un’iniziativa di tal genere sarebbe stata illegale. Muscat ha fatto sapere di non aver mai avuto intenzione di procedere al respingimento: a suo dire si sarebbe trattato soltanto di una provocazione per sollecitare un tempestivo intervento da parte dell’Ue.

Che si sia trattato o meno di una provocazione, la mossa riflette la disperazione del governo. Prima che Malta aderisse all’Ue nel 2004, i livelli di immigrazione erano trascurabili. Ma dato che l’isola si trova vicino alle coste del Nord Africa, adesso è diventata una sorta di porta d’ingresso per i migranti che cercano di entrare in Europa. In rapporto alla sua popolazione Malta riceve il più alto numero di richieste di asilo al mondo. Ciò si deve in parte al fatto che è molto piccola – più piccola dell’isola di Wight. Facendo le debite proporzioni, i diciassettemila clandestini che sono arrivati a Malta nell’ultimo decennio equivalgono ai 2,7 milioni di migranti per il Regno Unito.

Al termine del loro pericoloso viaggio, all’arrivo le condizioni dei rifugiati sono penose. Malta attua una politica di detenzione obbligatoria fino a 18 mesi per i migranti privi di documenti, e li ospita in centri di detenzione sovraffollati. La settimana scorsa Malta è stata multata di 60mila euro dall’Echr, dopo che le condizioni di alcuni migranti trattenuti in tali centri sono state definite “disumane e degradanti”. Tali condizioni includono freddo, dieta inadeguata, nientei accesso all’aria aperta o all’attività fisica per periodi superiori anche ai tre mesi.

Come altrove, l’immigrazione è diventata un’ossessione

Come altrove, l’immigrazione è diventata un’ossessione. L’Australia è oggetto di critiche per la sua pratica di dirottare i rifugiati in campi in Papua Nuova Guinea; il Regno Unito è al centro di dibattiti etici per la sua repressione dell’immigrazione clandestina.Quando mi sono recata in visita alla mia famiglia a Malta, ovunque io andassi, nelle pagine dei quotidiani nazionali, pagina dopo pagina, si parlava solo di immigrazione.

Come altrove, anche qui ci sono in ballo altri fattori oltre alle pressioni popolari. È difficile non vedere i migranti, provenienti per lo più dall’Africa sub-sahariana, in una nazione nella quale in passato si vedevano pochissimi stranieri. Le preoccupazioni sull’ “invasione culturale” sono già state esternate; abbondano gli aneddoti sull’aumento della criminalità nelle aree popolate dai migranti, anche se non vi sono prove concrete. E gli attacchi a sfondo razzista sono in aumento.

Razzismo in aumento

Gli abitanti di Malta dovranno – e poco alla volta vorranno loro per primi – adeguarsi a una società più multiculturale. Ma nel frattempo il paese non si sente in grado di far fronte alla situazione. È difficile dire se questa sia o meno una crisi: fatto sta che sempre più migranti negli ultimi tempi arrivano a Malta per ripartire verso altre destinazioni, e le ricerche dell’Università di Oxford lasciando intendere che l’uso dei centri di detenzione è un modo di esagerare la gravità della situazione.

Ciò non toglie che il governo sostiene di non avere le risorse necessarie a occuparsi delle masse di migranti che sbarcano sulle sue coste, e di conseguenza rinnova gli appelli e le richieste di aiuto all’Ue affinché entri in vigore l’obbligo di condividere gli oneri di tale fenomeno, in virtù del quale anche altri paesi d’Europa sarebbero tenuti ad accogliere alcuni dei migranti che arrivano nei paesi “di frontiera” come Malta. Questa soluzione in passato è già stata appoggiata da Italia, Cipro e Grecia, che si trovano alle prese con un flusso ininterrotto di richieste di asilo soprattutto dopo la Primavera araba. Ma il provvedimento incontra la resistenza di Bruxelles.

Una cosa è certa: non si può andare avanti così

Una cosa è certa: non si può andare avanti così, senza integrazione, con le minoranze etniche segregate e sfruttate, con il razzismo in ascesa. I respingimenti, come quello tentato il mese scorso, sono giustamente illegali, ma se l’Ue è favorevole a proteggere chi cerca asilo deve aiutare i paesi di frontiera ad attuare politiche che favoriscano il raggiungimento di questo obiettivo. I paesi come Malta, che hanno poca esperienza con gli immigrati, non dovrebbero essere lasciati soli. Bisogna mettere a punto delle prassi adeguate, che prevedano un’assistenza reale ai migranti quando arrivano, un’accelerazione del processo di richiesta di asilo e la tempestiva ricollocazione di quanti lo ricevono. L’Ue deve offrire risorse agli stati membri e vigilare sulla cooperazione.

Traduzione di Anna Bissanti


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