Ultime ore di lavoro alla Camera Palazzo Chigi non chiude per ferie

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ROMA —Prova a glissare la domanda sul rischio che il suo governo finisca fuori pista. Ma una risposta Enrico Letta ci tiene a darla ed è lapidaria: «Il governo — scandisce il presidente del Consiglio — va avanti determinatissimo. Lo è anche Alfano». E annuncia i turni a Palazzo Chigi, «a rotazione», tra lui e il vicepremier: «Il governo non va in vacanza».
Chiudono, invece, per ferie le Camere. Oggi, nell’ultimo giorno di lavoro a Montecitorio, sarà approvato il «decreto del fare», che ha avuto in Parlamento un cammino accidentato — ieri, tra l’altro, il governo è stato battuto su un ordine del giorno del Pd sulla revisione della geografia giudiziaria.
Con l’approvazione del decreto sulle carceri, si sono conclusi ieri i lavoro in Senato, con il presidente Piero Grasso che ha augurato le «buone vacanze», e riconvocato la seduta per il 4 settembre.
Anche se il Parlamento è chiuso il governo, invece, sarà all’opera, ha garantito Letta: «Noi lavoriamo», ha rimarcato con al fianco Angelino Alfano, al termine della conferenza stampa con cui l’esecutivo ha presentato il decreto legge contro la violenza sulle donne. La domanda è rivolta a entrambi, ma a rispondere ci pensa il premier, che vuole parlare solo di quello che è stato fatto: «Non copriremo questa comunicazione con altre questioni». E ancora: «Siamo determinatissimi», e annuncia che il 23 agosto ci sarà la prossima riunione del Consiglio dei ministri.
Nell’agenda c’è già un preconsiglio al ritorno da Ferragosto, il 20, e poi la riunione di governo, il 23. All’ordine del giorno dovrebbe esserci un decreto legge sui dipendenti pubblici. Il testo favorisce l’uscita dei dipendenti vicini alla pensione, semplificando le procedure per la mobilità, e dà una stretta sui contratti a termine, utilizzabili solo per «esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale»; in cambio è fissata la stabilizzazione via concorso dei precari. Poi prima che il parlamento riprenda in lavori ci sarà anche una riunione del Cipe, in cui si annunciano fondi per lo sblocco di opere pubbliche.
Lo «sciogliete le righe» a Montecitorio vale fino al 6 settembre, come ha decretato la conferenza dei capigruppo; le commissioni invece anticiperanno di qualche giorno il rientro, riprendendo le votazioni il 28 agosto. E al rientro i deputati troveranno un ingorgo legislativo. Dalla «rimodulazione» del finanziamento ai partiti all’omofobia, arenati alla Camera. Al Senato tocca dipanare invece la legge sul voto di scambio. Un tema del quale il presidente Pietro Grasso aveva rimarcato l’urgenza, disponendo la sede deliberante in commissione Giustizia, che però è ancora alla discussione generale. E non è detto che non si torni indietro, passando la parola all’Aula.
Incombe poi la madre di tutte le riforme, quella della legge elettorale. Sulla quale i partiti dovranno prendere una decisione prima dell’intervento della Consulta.
Melania Di Giacomo


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