Dal caso Ruby alla compravendita la giustizia spinge Silvio verso l’abisso

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MILANO — Non finisce qui, per l’imputato e da ieri pregiudicato, condannato per frode fiscale, Silvio Berlusconi. Altri tre processi lo aspettano e di questi il più esplosivo porta il nome di Ruby Rubacuori. Il tempo adesso corre. Grazie alle leggi ad personam, e persino ai testimoni che non si trovavano in tempo per le varie udienze, l’ex presidente del consiglio sembrava essere riuscito a fermare l’orologio dei giudici. A trascinare i treni dei vari processi sui binari morti. A farli deragliare. O comunque a scendere sano e salvo.
Aveva visto da vicino Cesare Previti, il suo braccio destro, condannato senza scampo per aver comprato dai giudici corrotti la sentenza Mondadori. Aveva osservato più da lontano anche la condanna dell’avvocato inglese David Mills, il professionista delle «brocche», delle scatole vuote. Mills l’aveva aiutato a portare fuori dai bilanci ufficiali delle sue aziende un fiume inesauribile di fondi neri: ma il corrotto Mills, il costruttore della galassia di conti e delle società schermo nei paradisi fiscali, era stato condannato sino al secondo grado e lui, il mandante, il presunto corruttore, quello che si teneva i soldi, se n’era rimasto libero e tranquillo grazie alla prescrizione.
Ma adesso Berlusconi è «dentro » gli ingranaggi inarrestabili della macchina della giustizia e dei processi. Stando a tutti gli osservatori seri, non ne può uscire, se non in un modo: aspettando le sentenze e scontando le eventuali condanne. Se ne accorgerà molto presto che qualche cosa è cambiato: come misura di polizia, al leader del centrodestra sta per essere ritirato il passaporto. Scatta automatico il divieto d’espatrio. E, nel frattempo, altri guai giudiziari si avvicinano. Rapidi. Il più pericoloso riguarda la sua stagione recentissima, quella di Ruby Rubacuori e delle «cene eleganti» di Arcore.
Come si sa il processo di primo grado è finito con una condanna severa. I pubblici ministeri Ilda Boccassini e Antonio Sangermano avevano chiesto sei anni di carcere per concussione e prostituzione minorile. Il tribunale gliene ha inflitti sette. E ha aggiunto qualcosa: ha rinviato alla procura gli interrogatori dei troppi falsi testimoni, soubrette, cantanti, amici, comparsi in aula. La stessa decisione, accusando di falsa testimonianza pure Karima El Mahroug detta Ruby, è stata avanzata dall’altro tribunale milanese, quello che si occupava del «sistema prostitutivo» delle porno feste di Arcore: alla condanna di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti, è seguito l’invio degli interrogatori di «olgettine », avvocati e onorevoli, tutti in procura.
Può nascere, quindi, un Rubyter, e l’avevamo già scritto. Ma c’è da considerare altro: un Berlusconi perdente continuerà ad essere circondato dall’omertà? O qualcuno si farà avanti con la procura? In ogni caso, il reato di prostituzione minorile comporta — è basilare — l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Ed entro quanto arriverà in cassazione il processo Ruby? «In un paio d’anni al massimo», si sente dire al palazzo di giustizia.
Calendario e aritmetica annunciano perciò conseguenze potenzialmente devastanti. Quando finisce di scontare la pena inflitta ieri (tre sono «indultati », ma un anno resta e va scontato, quasi certamente agli arresti domiciliari), Berlusconi si ritrova ai margini di questo scenario. La corte d’appello di Milano avrà emesso da poco o starà per emettere la nuova sentenza sull’interdizione dai pubblici uffici per la frode fiscale Mediaset. Questa pena accessoria, come ha detto ieri il giudice Antonio Esposito, è compresa tra uno e tre anni. Quindi, Berlusconi rischia di trovarsi sull’orlo dell’abisso, «di passare dall’interdizione temporanea per la frode fiscale a quella perpetua per Ruby», avvertono ancora nei corridoi del tribunale.
I processi rappresentano dunque il pane quotidiano nel prossimo biennio di Berlusconi. Certo, nel giro di poche settimane si esaurisce, ancora per prescrizione, la storia dell’intercettazione di Piero Fassino (caso Unipol). Era stata rubata da un dipendente infedele della Procura; consegnata, nel giorni di Natale del 2005, ad Arcore; pubblicata qualche giorno dopo su uno dei media di famiglia. Ma se la ricettazione costata in primo grado un anno di carcere «sparirà» presto, in questo stesso autunno continua l’udienza preliminare, a Napoli, sull’»acquisto» dei parlamentari a sostegno del governo di centrodestra. Per il momento, Berlusconi è accusato di aver «comprato» il passaggio del senatore Sergio De Gregorio. E accanto a questi tre processi certi — Unipol, De Gregorio, Ruby — si proiettano su Berlusconi le ombre oscure di altre due inchieste, nate intorno a Giampi Tarantini, altro fornitore di escort per le feste sarde e romane di Berlusconi, e al suo amico faccendiere Valter Lavitola.
Berlusconi sembra finire insomma tra i colpi di scena: proprio come in quei film americani che fingeva di comprare a cifre astronomiche, e costati ieri, a quasi 77 anni, la prima condanna definitiva della sua vita.


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