Scontri con i No Tav Il ministro: lo Stato non si farà fermare
Per la prima volta polizia e carabinieri erano usciti dalle recinzioni prima che fossero prese d’assalto e questo ha permesso di fermare ben nove persone, un record. «Perché all’escalation di violenza abbiamo risposto con nuove strategie», spiega Antonino Cufalo, questore di Torino. Così lo scontro è avvenuto a qualche decina di metri di distanza dall’area. Da parte dei manifestanti sono stati lanciati molotov, razzi, sassi e bombe carta, da quella delle forze dell’ordine si è risposto con cariche, idranti e lacrimogeni.
Alle fine, sotto gli occhi dei pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, sono stati fermati nove manifestanti: sette sono stati arrestati. Tra questi Ennio Donato, 29 anni, figlio di Francesco, presidente del tribunale di Asti che, riferiscono altri magistrati, è distrutto dalla notizia e preferisce non dire nulla. Altri due sono stati denunciati. Una di loro, la pisana Marta Camposana, 33 anni, denuncia in una conferenza stampa di avere subito angherie da parte degli agenti, «tra cui una manganellata sul labbro e palpeggiamenti nelle parti intime».
Il giorno dopo tra forze dell’ordine e No Tav è la consueta guerra di numeri e versioni. «È stato un attacco di violenza inaudita — dichiara Giuseppe Petronzi, capo della Digos di Torino — a cui noi abbiamo soltanto risposto». «Siamo stati caricati preventivamente — replica Nicoletta Dosio, portavoce del movimento — e hanno sparato lacrimogeni ad altezza d’uomo anche mentre ci allontanavamo». Poi i feriti: le forze dell’ordine ne hanno riportati 16, tutti refertati in ospedale, tra cui un funzionario di polizia con una spalla lussata, mentre i No Tav ne dichiarano 63 «più decine di contusi», anche se «nessuno si è recato in ospedale per paura di essere denunciato».
«Lo Stato non si ferma, il cantiere va avanti», ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. «La risposta sarà decisa», ha sottolineato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi. «I tentativi di guerriglia, un’assurda campagna estiva, non hanno futuro». Replicano minacciosi dal movimento No Tav: «Questi arresti sono illegittimi e non ci fermeranno». Dando appuntamento al prossimo 27 luglio, quando l’avvicinamento al cantiere avverrà sotto il sole.
Davide Petrizzelli
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