L’agente Cia negli Usa, l’ira dell’Italia

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WASHINGTON — Nella vita di Bob Lady è destino che ci siano gli aerei speciali. La Cia ne aveva usato uno per trasferire l’imam rapito, Abu Omar, da Milano al Cairo nel febbraio 2003. Sequestro al quale Lady aveva partecipato. Ieri ne hanno usato un altro per portare l’ex agente da Panama negli Usa. Un’operazione per toglierlo dai guai in quanto l’americano, ricercato dall’Italia, era stato bloccato al confine tra il territorio panamense e il Costa Rica. Un esito che lo sottrae alla nostra Giustizia. «Ne prendiamo atto», è stata la prima reazione della Farnesina ad uno sviluppo che evita una crisi nei rapporti con Usa. Da Panama replicano: i documenti inviati da Roma erano insufficienti. Una scusa che non regge visto che c’erano due mesi di tempo per farlo. «Sono profondamente rammaricata per l’epilogo della vicenda», ha reagito il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, aggiungendo che «la nostra domanda è stata disattesa senza plausibili spiegazioni».

Ripartiamo dal primo tempo. Mercoledì. Lady, con una donna colombiana, si presenta al posto di frontiera di Guaribo, Panama, diretto in Costa Rica. Alla polizia mostra i documenti. Facile, pensa. Invece i costaricensi gli negano l’ingresso. La prima versione dice per irregolarità del visto turistico. Un’inezia. Sospetta. Una seconda sostiene, invece, che i doganieri hanno scoperto che c’è il mandato di arresto dell’Interpol. Qui il passaggio è confuso. I panamensi spiegano: a causa di un errore di trascrizione ci siamo accorti in ritardo chi fosse. Ma come, il Costarica non li ha avvisati subito? Giovedì trapela la notizia dell’arresto. Il ministro della Giustizia italiano Cancellieri presenta la richiesta di fermo. Da Panama tergiversano. Prima ammettono di averlo arrestato, poi con il passare delle ore negano: non c’è nessuna persona con quel nome nelle nostre mani. E’ uno schermo.

In soccorso di Lady si muove il suo legale, Tom Spencer, che vive in Florida. E si muove la Cia. Nella prima mattinata americana, circa le 15 in Italia, nel «campo» di Lady c’è ottimismo: in tre ore sarà libero. Non si sbagliano. Il Washington Post fa uscire la news: Lady è in volo verso gli Usa. Arriva la conferma del Dipartimento di Stato. La chiusura rapida non smorza l’intrigo. E la prima domanda riguarda il fermo. Tutto è nato per l’azione di un solerte doganiere? Molte grandi spie sono cadute per piccole cose, ma la versione ufficiale ha bisogno di pezze d’appoggio. E perché Lady si è messo in quel pasticcio? Raccontano che da mesi fosse consapevole della «brutta aria» che tirava, aveva ricevuto telefonate di minaccia. Possibile che sia messo in viaggio correndo il rischio di essere fermato? La scelta di un passaggio via terra in Costa Rica era forse per evitare verifiche in aeroporto. Oppure si trattava di un normale trasferimento?

A Panama Lady aveva ed ha molti amici. Ha lavorato qui negli anni 90 sotto copertura neutralizzando, con ricompense generose, avversari del governo. Fluente con lo spagnolo, sapeva dove mettere le mani. Ed è rimasto a lungo in zona, fintanto che il grande tradimento di Richard Ames, dirigente Cia che passava informazioni al Kgb, ha costretto l’agenzia a cambiarlo di «posto». Poi c’è tornato, dopo il disastro di Abu Omar, per esercitare la sua professione di «agente privato», specializzato nel risolvere sequestri di persone.

E’ in gamba e la regione lo attira. Per questa sua passione ha «rotto» anche con la moglie. Solo che la richiesta di arresto italiana ha scombussolato le carte e ha messo in allarme anche i suoi ex superiori, con i quali ha avuto qualche discussione. Per quanto è accaduto a Milano nel febbraio di 10 anni fa ha pagato solo lui rimettendoci anche la villa nell’Astigiano. Di certo, in qualche luogo riservato, avranno molte cose da dirsi.

Guido Olimpio


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