Il governo minimizza sapendo che la crisi fa paura quasi a tutti

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Il giorno per giorno racconta un’altalena di tensioni e tregue senza sosta, perché sia il Pd che il Pdl sono percorsi da conflitti in apparenza ineliminabili. E ogni sforzo di ristabilire un minimo di normalità viene rimesso in discussione da chi punta sul conflitto permanente.

Sia il premier Enrico Letta, sia il segretario del Pd Guglielmo Epifani, sia Silvio Berlusconi, leader del Pdl, faticano a tenere sotto controllo la situazione. Nello scontro c’è chi tira in ballo perfino il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Ieri il Quirinale è stato costretto a liquidare ufficiosamente, e con durezza, alcune notizie pubblicate da un giornale vicino al Pdl: voci secondo le quali il presidente della Repubblica si prepara a concedere la grazia al Cavaliere in caso di condanna.

Naturalmente non era vero. E l’indiscrezione, oltre ad avvelenare ulteriormente i rapporti politici, ha finito per danneggiare anche Berlusconi. L’ex premier si sforza di apparire un sostenitore leale del governo. Scommette sulla pacificazione con la sinistra: «Un fatto epocale», ribadisce. E cerca di misurare le parole, con un occhio alle sentenze in arrivo ma anche perché non vede governi diversi dall’attuale. Ma non è facile garantire la continuazione di un’alleanza in sé anomala. La osteggiano pezzi consistenti del Pd e più in generale le opposizioni; e alcuni settori della destra.

La sospensione dei lavori parlamentari per un giorno dopo la decisione della Corte di Cassazione di pronunciarsi il 30 luglio sui processi a Berlusconi, ha seminato recriminazioni ovunque. Nel Pd faticano a rientrare le contestazioni contro Epifani, accusato di avere ceduto alle richieste venute dal Pdl: un gesto che il partito ha spiegato come frutto di semplice cortesia istituzionale, ma che le vicende congressuali hanno esagerato e trasformato in un caso. Quell’episodio, però, ha provocato qualche livido anche nei rapporti fra Berlusconi e la Lega. «Vigileremo perché vicende personali e private di un partito non blocchino il Parlamento», ha dichiarato Roberto Maroni.

Piccolo dettaglio: Pdl e lumbard sono alleati nelle regioni del Nord a guida leghista. E reazioni di questo tipo potrebbero significare una crisi a cascata a cominciare dalla Lombardia, della quale Maroni è governatore. Risultato: qualche ora dopo si è saputo che il capo del Carroccio aveva parlato al telefono con Berlusconi. «Né distanza né attacco» nei confronti del Cavaliere, ha fatto sapere Maroni, con una marcia indietro provocata dalle minacce neanche troppo velate dei coordinatori del Pdl del Nord. Ma la scaramuccia è istruttiva: dice che nessuno, a destra e a sinistra, si può permettere scarti e rotture. A meno che non voglia pagare un prezzo altissimo. 


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