Caso del dissidente kazako Letta ordina un’inchiesta

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ROMA —«Ombre e dubbi non saranno tollerati». Il premier Enrico Letta è stato chiaro. L’espulsione della moglie e della figlia di sei anni del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov — prelevate dalla polizia alla fine di maggio in una villa a Casal Palocco (dove si trovavano dal settembre 2012) e imbarcate due giorni dopo su un jet privato all’aeroporto di Ciampino con destinazione Astana, capitale del Kazakistan — sono ora al centro di «un’accurata e articolata indagine interna alla quale stanno lavorando tutti i ministeri e tutte le istituzioni di Stato coinvolti». Il primo passo ufficiale per fare luce su un caso ormai internazionale al quale si affiancherà la richiesta di rogatoria che la Procura di Roma, con il pm Eugenio Albamonte, inoltrerà al ministero della Giustizia per verificare l’autenticità di alcuni documenti presentati dai legali della donna, come il passaporto diplomatico emesso dalla Repubblica Centrafricana (con la quale l’Italia ha interrotto i rapporti) e consegnato ai poliziotti da Alma Shalabayeva: un documento, ribadiscono dalla Questura di Roma, esaminato da specialisti dell’antifalsificazione e ritenuto contraffatto (con errori nel testo inglese: «adress», indirizzo, con una «d» e «height», otto, con l’acca iniziale). Ma — ha osservato ancora Letta durante il question time alla Camera di ieri pomeriggio — «sembra trasparire un evidente stacco fra la correttezza formale dei vari passaggi in cui si è articolata questa intricata vicenda e i crescenti interrogativi sostanziali che ruotano attorno ai tempi e ai modi con i quali si sono sviluppati gli avvenimenti. Il coinvolgimento di una minore — la piccola Alua — rende il tutto ancora più delicato», ha concluso il premier, assicurando che «i risultati di questa indagine saranno resi noti al più presto al Parlamento e alla pubblica opinione».

Al centro degli accertamenti non c’è tuttavia solo l’operazione che il 29 maggio scorso ha portato la Squadra mobile a Casal Palocco. L’obiettivo, come hanno sempre sostenuto gli investigatori, era catturare Ablyazov, oppositore del presidente kazako Nursultan Nazarbaev, ma anche ricercato con mandato di cattura internazionale per truffa (dalla Gran Bretagna) e appropriazione indebita di 6 miliardi di dollari (dal Kazakistan). Latitante e segnalato a Roma dai bollettini Interpol. Ma in quell’occasione gli agenti hanno trovato la moglie, ospite di parenti, che ha mostrato loro il passaporto diplomatico e quello kazako senza visto d’ingresso. Condotta al Cie di Ponte Galeria, la sua espulsione dal territorio nazionale è stata ratificata sia dal giudice, sia dal tribunale dei minorenni per l’affidamento alla madre della bambina. Versione contestata dagli avvocati della moglie del dissidente per i quali il documento era regolare e non c’era autorizzazione della magistratura per il rimpatrio forzato. A questo punto, oltre che tecnica — con gli accertamenti sui quali si è già attivato il Copasir su presunti contatti fra Viminale e Aisi, i servizi di sicurezza interna —, l’indagine rischia di avere anche risvolti politici: la Lega, con il capogruppo in commissione Giustizia alla Camera, Nicola Molteni, ha parlato di «condotta illecita del governo sul blitz e sull’espulsione». E intanto gli investigatori si interrogano: «Se temeva per la sua vita in patria, perché quella donna ha voluto con sé la figlia? E perché in tre udienze prima dell’espulsione non ha chiesto asilo all’Italia?».

Rinaldo Frignani


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