La guerra siriana sconfina in Libano: autobomba contro Hezbollah

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A Bir Al-Abed un’autobomba è esplosa ieri mattina in un parcheggio: 53 feriti, solo 12 di loro sono finiti in ospedale. Per molti sciiti in Libano era il primo giorno di Ramadan, il mese più sacro del calendario musulmano.

Subito dopo il botto, uomini in borghese con le ricetrasmittenti e al braccio la fascia gialla del gruppo fondamentalista hanno circondato la zona e non hanno lasciato che la gente o i giornalisti si avvicinassero. «È un messaggio contro di noi, non abbasseremo la testa», commenta Ziad Waked, uno degli esponenti locali, alla televisione Al Manar . Il messaggio è stato spedito probabilmente dall’altra parte del confine, dalla Siria dove Hezbollah ha dispiegato i suoi miliziani al fianco di Bashar Assad e da dove i ribelli sunniti hanno minacciato rappresaglie.

Il coinvolgimento del movimento sciita libanese nel conflitto che va avanti da oltre due anni (e ha causato quasi 100 mila morti) sta sconquassando anche gli equilibri in Libano. Alla fine di maggio due razzi hanno colpito ancora a sud di Beirut, a Tripoli (nord, verso il confine con la Siria) le fazioni avversarie hanno celebrato l’attentato della mattina sparando in aria con i kalashnikov.

Il sostegno ad Assad deciso da Hassan Nasrallah (su pressione dell’Iran) sta creando scontento anche nell’organizzazione. Una delegazione di genitori avrebbe incontrato uno degli sceicchi del consiglio religioso e ha chiesto di non mandare i figli a morire per Damasco: «Non ci siamo mai tirati indietro quando ci avete chiesto di combattere gli israeliani — avrebbero detto secondo la ricostruzione del giornale Asharq Al-Awsat —. Adesso non capiamo perché dobbiamo uccidere i siriani».

Ali Ammar, parlamentare di Hezbollah, sceglie la teoria del complotto e incolpa Israele anche per l’autobomba di ieri. Moshe Yaalon, ministro della Difesa, nega: «Constatiamo che la guerra siriana si estende al Libano. Noi non centriamo, anche se veniamo accusati di qualunque esplosione in Medio Oriente». I ribelli siriani attribuiscono alla Marina israeliana il bombardamento che ha centrato i depositi di munizioni del regime sulla costa vicino a Latakia venerdì scorso all’alba. Lo Stato ebraico ha compiuto nei mesi scorsi almeno tre raid in Siria per impedire il trasferimento di armamenti a Hezbollah. Gli attacchi non sono mai stati confermati dal governo israeliano.

Davide Frattini


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