«La tassa sulla prima casa resti» Parla l’Fmi e riparte la polemica
ROMA — «L’Imu sulla prima casa dovrebbe essere mantenuta per ragioni di equità e di efficienza mentre dovrebbe essere accelerata la revisione del catasto». Gli esperti del Fondo monetario internazionale, al termine della loro periodica missione di «controllo», dicono un sacco di cose sull’economia italiana ma è sull’Imu, punto irrinunciabile per il Pdl, che si divide la maggioranza. Mentre Maurizio Gasparri su Twitter invita il Fmi a «farsi gli affari suoi», spetta a Renato Brunetta l’inedito ruolo di un intervento diplomatico: «Il Fondo ha la sua visione del mondo, il governo ascolterà quello che ha da dire ma va avanti sul programma votato dalla sua maggioranza». L’assist del Fmi contro l’abolizione dell’Imu, che segue a ruota quello della Commissione di Bruxelles nella sua raccomandazione numero 5, non può non essere colto dal Pd. E infatti il viceministro dell’Economia Stefano Fassina ritiene di «buon senso» la valutazione degli esperti del Fondo per spostare le risorse risparmiate a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le imprese. E invita la politica a «un supplemento di riflessione che guardi più agli interessi del Paese e meno di una sua parte».
Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, padrone di casa nella conferenza stampa con gli economisti del Fmi guidati dal responsabile del dipartimento europeo Aasim Husain, afferma che terrà conto della posizione del Fondo — «per altro già ampiamente nota» — ma sottolinea in particolare il riconoscimento ai progressi sui conti e alle misure anticrisi introdotte dal governo. In realtà, nello statement finale, gli economisti specializzati nel valutare i punti di forza e di debolezza delle nazioni sotto osservazione, sostengono anche la necessità — destinata a dividere il Pd — di «un contratto unico e più flessibile che gradualmente aumenta la protezione del posto di lavoro per favorire l’inserimento dei giovani». Così come chiede una netta accelerazione del pagamento dei 40 miliardi della pubblica amministrazione e del processo di privatizzazioni specie dei pubblici servizi locali. Considera inoltre «inaccettabile» il livello di disoccupazione giovanile. In genere le osservazioni del Fondo riguardano l’urgenza di un «ribilanciamento delle politiche economiche per far crescere il Pil»: quindi più spending review e lotta all’evasione fiscale compreso un aumento delle tasse sulle eredità, meno spese e meno tasse sul lavoro e sul capitale. Questo mix di interventi potrebbe migliorare la ripresa dell’economia che il Fondo stima molto debole: per il 2013 il Pil è destinato a calare dell’1,8% e per il 2014 la salita è limitata allo 0,7%.
Nonostante il clima più favorevole che si comincia a respirare dopo le previsioni di Saccomanni di una ripresa in autunno e dopo le decisioni di Bruxelles per una maggiore flessibilità a favore degli investimenti produttivi, la situazione resta molto critica. Secondo l’Istat nel primo trimestre dell’anno il deficit è in netto peggioramento passando dal 6,6% sul Pil dello stesso periodo dell’anno scorso al 7,3%. Con una pressione fiscale che continua a salire, più 0,6% in un anno.
Roberto Bagnoli
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