«Un anno dopo, siamo meno liberi e più poveri»
«Morsi deve prendere atto del suo fallimento. Aveva promesso benessere e giustizia sociale. Un anno dopo la sua elezione, l’Egitto si scopre più povero e ingiusto verso i più deboli e i giovani. Aveva sostenuto di voler essere il presidente che univa la nazione. Alla prova dei fatti, si è rivelato un uomo di parte. Per il bene dell’Egitto chiedo al presidente Mohamed Morsi di dimettersi, per darci la possibilità di entrare in una nuova fase basata sui principi della libertà e della giustizia, i principi che sono stati alla base della rivoluzione che ha spazzato via il regime di Hosni Mubarak».
Il Nobel per la pace contro il «Presidente-fratello» (musulmano). La parola a Mohamed El Baradei. A poche ore dalla grande manifestazione di Piazza Tahrir, l’uomo simbolo dell’Egitto laico, rilancia la sua sfida democratica: «Siamo convinti dice a l’Unità che milioni di persone scenderanno in strada per chiedere le dimissioni di Morsi». E dopo il discorso in diretta televisiva del Presidente, l’ex direttore dell’Aiea si dice convinto che «l’opposizione sarà ancora più decisa». A un patto, però: quello di non cadere nelle provocazioni, rifiutando ogni confronto violento: «Più pacifici saremo, più forti diventeremo», afferma il leader del Fronte di salvezza nazionale egiziano.
Predica la non violenza, El Baradei. Ma i segnali che giungono dalle piazze raccontano del rischio di un precipitare della situazione nel caos. Un caos armato. «Gli egiziani rimarca il Nobel per la pace hanno sacrificato le loro vite per la libertà e la dignità, non per l’autoritarismo militare o religioso, non per la tirannia di una maggioranza. Quando questa rivoluzione è iniziata, non avremmo mai immaginato la situazione in cui ci troviamo oggi e la drammatica transizione che stiamo vivendo. È giunto il momento di dare inizio a un processo politico globale per raggiungere gli obiettivi della rivoluzione: una rivoluzione su cui la maggioranza del popolo egiziano ha iniziato a lavorare, per vivere in libertà in questo Paese, in modo indipendente e con dignità».
Il compito che l’opposizione deve porsi, l’obiettivo strategico, è quello di unire l’Egitto laddove il fronte islamista ha portato divisione. È un tasto su cui El Baradei batte più volte e con forza. Assieme al dato, «incontestabile», rimarca, del fallimento di Morsi sul piano delle politiche sociali e del lavoro. A darne conto sono alcune cifre, che il leader del Fsn mette alla base del suo j’accuse contro Morsi: la crescita del Prodotto interno lordo precipitata in due anni dal 7 all’1%; il deficit di bilancio schizzato al 13%; un’inflazione a doppia cifra; 4500 fabbriche chiuse nell’ultimo anno; tre quarti dei lavoratori occupati che ricevono uno stipendio che si aggira attorno ai 3 euro al giorno (poco al di sopra della soglia di povertà); la disoccupazione giovanile che ha sfondato il tetto-record del 40%. «Meno liberi e più poveri. È questo il lascito di un anno di potere dei Fratelli Musulmani«, sintetizza El Baradei. Giustizia sociale e Stato di diritto sono le due facce della stessa battaglia di libertà», si dice convinto il premio Nobel per la pace.
Nel suo discorso alla nazione, Morsi aveva invitato l’opposizione al dialogo. «Non è la prima volta che lo fa annota El Baradei ma ogni volta i fatti smentiscono le sue dichiarazioni d’intenti. Ricordo che l’opposizione, unita, aveva chiesto a Morsi di elaborare insieme la nuova Carta costituzionale, una Carta in cui poteva e doveva riconoscersi l’intera nazione. La risposta è stata la prova di forza istituzionale. In quell’occasione, come in altre ancora, Morsi si è rivelato un presidente di parte».
Guardando al futuro, El Baradei avverte importanti segnali di cambiamento: «Vedo crescere di giorno in giorno una opposizione più forte, più radicata, più consapevole dei compiti a cui far fronte. Quando si è presentata divisa, l’opposizione ha favorito la vittoria dei Fratelli Musulmani. È quello che è accaduto un anno fa, con l’elezione di Morsi alla presidenza. Credo che quella lezione sia stata compresa. E la manifestazione di domani (oggi, ndr) ne sarà la dimostrazione».
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