Ora il Tesoro cerca 11 miliardi per ottobre Con l’«effetto-pagamenti» e meno sgravi
I miliardi però sono sei se si rinuncia a interventi strutturali sull’Iva e si lascia una parte dell’Imu sulla prima casa.
Il problema resta sempre lo stesso: dove trovare le risorse? La questione, già di difficile soluzione, si complica nell’attuale quadro politico nel quale spesso i provvedimenti vengono soppesati con il bilancino politico più che con quello economico. «C’è un’ opacità totale nel ministero della Finanze» ha dichiarato ieri al quotidiano britannico Financial Times , Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, intervenendo sull’allarme dei derivati in Italia lanciato dal quotidiano finanziario britannico. E ancora: «Lo stato delle finanze italiane è come la formula per la Coca Cola: è un segreto».
Un esempio lampante delle difficoltà è quello delle coperture del mancato aumento dell’Iva di luglio: l’incremento degli acconti Irpef, Ires, (quello dell’Irap nel testo circolato ieri non c’è), e delle ritenute bancarie è stato approvato in consiglio dei ministri ma un minuto dopo il Pdl, che pure fa parte della maggioranza, ha sollevato un tale vespaio di critiche da indurre il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni prima e il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini dopo, a chiarire che il provvedimento può essere cambiato in aula, sempre che si tratti di coperture certe.
Ed è in Parlamento che si è già spostata la battaglia: l’obiettivo di chi presenterà gli emendamenti sarà quello di intestarsi l’ennesima vittoria politica e di ridimensionare l’operato del governo Letta.
La corsa è già iniziata: l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (Lega) ha già annunciato, nel giorno del consiglio dei ministri, un emendamento con cui sostiene che l’abbattimento dell’Imu sull’abitazione principale e lo stop all’aumento dell’Iva per il 2013 sono realizzabili «calcolando in modo appropriato gli effetti fiscali positivi (maggiori entrate Iva) prodotti dalla liquidità per pagamenti arretrati della Pa di cui è già in atto l’immissione nella economia, con l’aggiunta di liquidità addizionale resa possibile dalla emissione di mini titoli pubblici ad hoc ». A fronte di un costo di 5,9 miliardi la copertura prodotta dal maggiore gettito Iva sarebbe di 6,3 miliardi di euro.
L’emendamento è sottoscritto anche dall’ex ministro leghista Roberto Calderoli e, curiosamente, da Ugo Sposetti, ex tesoriere del Pd, ma nei prossimi giorni potrebbero esserci delle sorprese: l’appoggio delle altre forze di opposizione, più facilmente Sel e M5S che Scelta Civica.
Ma ieri, a distanza, il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta, ha rivendicato per sé la battaglia per cambiare il provvedimento. E anche l’idea dell’emendamento: «Lo stop all’Iva? Le coperture sono assolutamente inadeguate». E ancora: «I provvedimenti del governo? Serviva ben altro per far ripartire l’economia. Lo strumento ce l’abbiamo già: i pagamenti della pubblica amministrazione. Se questo decreto, che ormai è legge, verrà accelerato e si formerà questa massa di pagamenti, le imprese potranno riscuotere e a loro volta pagheranno i loro fornitori in una sequenza virtuosa che finalmente può dare un impatto positivo all’economia italiana, e che potrebbe dare anche il gettito necessario per la copertura del provvedimento dell’Iva e per altro».
E il governo? L’esecutivo non sarebbe nella possibilità di utilizzare ora come copertura i maggiori incassi dell’Iva, perché il governo Monti ha inserito l’effetto del provvedimento nel tendenziale. Tuttavia l’esecutivo aspetta settembre per verificare l’impatto dei pagamenti sull’economia: una parte delle eventuali maggiori risorse verrà usata per coprire i prossimi provvedimenti. Si spiega così l’ingorgo di adempimenti che si è creato nel prossimo autunno.
Ma ci sono altre due voci su cui il governo punta: una è la spending review alla quale si metterà mano nei prossimi 15 giorni a copertura dei nuovi provvedimenti e che potrebbe portare tagli nel settore del pubblico impiego. L’altra è la delega fiscale che la commissione Finanze della Camera, in sede referente, prevede di licenziare a luglio e il cui iter sarà completato entro l’estate. Dal riordino di esenzioni, detrazioni e agevolazioni ci si aspettano ulteriori risorse per quattro miliardi di euro.
Antonella Baccaro
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