Accordo Ue sull’agricoltura «Per l’Italia 48 miliardi»

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BRUXELLES — Due anni di negoziato e 16 ore finali di trattativa diurna e notturna, più ottomila emendamenti germogliati strada facendo: c’è tutto questo, dietro l’accordo sulla nuova politica agricola comunitaria, la Pac dell’Unione Europea da applicarsi nel 2014-2020, raggiunto ieri dalle tre maggiori istituzioni Ue quando già sembrava che ogni cosa stesse per franare. Se tutto va bene, ha spiegato il ministro dell’Agricoltura Nunzia De Girolamo presente ai negoziati, «portiamo 48 miliardi di euro per il mondo agricolo italiano». «Se tutto va bene», perché quello di ieri è un accordo politico frutto del cosiddetto trilogo (dialogo a tre) fra Parlamento europeo, Commissione e presidenza irlandese di turno della Ue: è legato dunque al bilancio più generale della Ue per il 2014-2020, ancora in fase di definizione e sforbiciato a fondo dalla crisi economica. Morale: i primi effetti concreti della nuova Pac dovrebbero vedersi per il 2015. Ma intanto, ecco il quadro delle misure appena approvato: ridistribuzione di fondi, blocco delle sovvenzioni ingiustificate, aiuti maggiori alle piccole aziende e a quelle guidate dai giovani, facilitazioni anche burocratiche per i viticoltori e i produttori di prosciutti Dop («denominazione di origine protetta»), e così via.

Questa dovrebbe essere, per dirla con il presidente della Commissione agricoltura dell’Europarlamento Paolo De Castro, «una riforma più verde, più equa, flessibile». Così si dichiara guerra agli scandali delle sovvenzioni comunitarie concesse ad agricoltori-fantasma: proprietari di campeggi e campi da golf, ferrovie, porti e aeroporti che hanno terreni agricoli. Mentre, nello stesso, tempo, la Ue dovrebbe aumentare del 25% — per 5 anni di attività — i finanziamenti messi a disposizione dei giovani che vogliano aprire per la prima volta una loro azienda. E si cercherà di arginare la liberalizzazione selvaggia dei diritti di impianto per i vigneti, così da tutelare le produzioni di qualità.

Proprio mentre l’accordo europeo veniva siglato, a Roma il Consiglio dei ministri varava il «disegno di legge-delega al governo per l’orientamento e la modernizzazione nei settori dell’agricoltura, dell’agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura e delle foreste». Negli intenti di Palazzo Chigi, servirà a «contrastare i fenomeni di economia irregolare e sommersa», e a ridefinire gli strumenti relativi alla tracciabilità, etichettatura e pubblicità dei prodotti alimentari e dei mangimi». Ma c’è già maretta: i sindacati del settore Fai, Flai e Uila protestano per non essere stati consultati.

Luigi Offeddu


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