Lo spagnolo Arrieta Ochoa «leone» dell’Opus Dei è l’uomo chiave del gruppo

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Uno spagnolo, dal temperamento forte. Qualcuno lo descrive come «un leone». Un leone, non per l’aggressività, però. Anzi, ma per la sua forza tranquilla: un po’ come il Leone protagonista delle «Cronache di Narnia», che entra in campo, conduce e infine vince la buona battaglia.
Arrieta è un fine giurista scelto, nel 2007, da Benedetto XVI come segretario del Pontificio Consiglio dei Testi legislativi. L’anno dopo è vescovo (ad ordinarlo è il Segretario di Stato Bertone, insieme al vicario Agostino Vallini e all’allora arcivescovo Coccopalmerio). È stato per quindici anni (dal 1984 al 1993 e dal 1995 al 1999) preside della Facoltà di Diritto Canonico e ordinario della cattedra di Diritto dell’Organizzazione Ecclesiastica della Pontificia Università della Santa Croce, università dell’Opus (proprio ieri sera a Roma una Messa in onore di San Josemaría Escrivá è stata celebrata a Roma dal Prelato dell’Opus Javier Echevarría). E questo fatto chiude definitivamente il capitolo delle polemiche che hanno coinvolto la presidenza dello Ior di Gotti Tedeschi (anch’egli dell’Opus). Arrieta, è stato infine preside e professore ordinario dell’Istituto di Diritto Canonico «S. Pio X» di Venezia, per gran parte (2003-2008) del mandato come Patriarca del cardinale Scola.
«Uomo chiave», perché Arrieta è il «coordinatore» e come spiega il Chirografo questo vuol dire che «ha poteri ordinari di delegato» della Commissione stessa. È un esempio molto imperfetto, ma rende l’idea: ha i poteri come un amministratore delegato rispetto al proprio consiglio di amministrazione. Il «coordinatore» infatti — scrive il Pontefice nel suo Chirografo — «agisce nel nome e per conto della Commissione nella raccolta di documenti, dati e informazioni necessari», «allo svolgimento delle funzioni istituzionali» della Commissione stessa.
Davanti ad Arrieta in quanto «delegato» della Commissione quindi non valgono «il segreto d’ufficio e le altre eventuali restrizioni stabiliti dall’ordinamento giuridico». Solo l’Aif, presieduta dal cardinale Attilio Nicora, direttore generale, lo svizzero René Bruhelart, in quanto autorità di vigilanza sullo Ior, è sottratto al potere dell’organismo.
Nella commissione sono stati nominati due Cardinali: il presidente Raffaele Farina, salesiano, classe 1933, già bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che ne è il legale rappresentante. Al suo fianco il francese Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e membro della Commissione di vigilanza cardinalizia dello Ior. Tauran, quindi, funzionerà da «ponte» tra il nuovo organismo voluto da papa Francesco e il «vecchio» organismo della Commissione cardinalizia (presieduta dal Cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone), prevista dal Chirografo del 1990 di Giovanni Paolo II. La legge voluta da Wojtyla, per riformare l’Istituto dopo lo scandalo del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi.
Tra i cinque «commissari» c’è un altro «ponte»: monsignor Peter Bryan Wells, americano, presidente della Commissione per le assunzioni negli organismi vaticani sottosegretario per gli Affari Generali della Segreteria di Stato. «Ponte» — in questo caso — tra la «vecchia» e la «futura» Segreteria di Stato, sempre nell’ottica della Riforma della Curia cui dovrà lavorare il G8 dei Cardinali coordinati da Oscar Maradiaga. Wells è il segretario del nuovo organismo.
In realtà gli americani sono due. La seconda è una donna, la professoressa di diritto ad Harvard (il National Law Journal l’aveva già dichiarata nel 1998 una delle cinquanta donne avvocato più influenti degli Stati Uniti): Mary Ann Glendon, ex ambasciatore di George W. Bush. Attualmente Glendon è presidente della Pontificia Accademia delle Scienza sociali. «La signora Glendon — spiega il portavoce vaticano padre Federico Lombardi — contribuirà anche per lo specifico della sua attuale posizione». E quindi per la conoscenza del contesto sociale mondiale in cui dovrà inserirsi la missione ecclesiale dello Ior.
I vertici dello Ior, e lo stesso board hanno appreso della nuova Commissione a cose fatte.
Il comunicato della segreteria di Stato che ha accompagnato il Chirografo però è molto chiaro: «Il Santo Padre si augura una felice e produttiva collaborazione tra la Commissione e l’Istituto» e del suo intero personale.


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