Sfida dei sindacati al governo “Tempo scaduto, basta annunci” in centomila per l’occupazione

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ROMA — Ci hanno messo dieci anni – di cui almeno la metà attraversati dalla profonda crisi economica – per manifestare di nuovo uniti contro la politica del governo su lavoro, fisco, e mancata crescita. Ieri, però, Cgil, Cisl e Uil hanno riempito piazza San Giovanni – a Roma – come ai «vecchi tempi»: erano in centomila a protestare, un’ondata di bandiere
di nuovo mischiate e sovrapposte che ha strappato a Susanna Camusso, nel suo intervento, un esordio da concerto pop: «Siete bellissimi » ha detto. «Più belli perché di nuovo insieme».
La posizione comune trovata dai tre sindacati sulla legge di rappresentanza dovrebbe, dunque, durare. Anche perché, ammettono tutti, non è momento di divisioni. L’obiettivo è «salvare il Paese», spingere il governo Letta a trovare «coraggio», a «fare e non solo ad annunciare», ad usare quelle poche risorse di cui dispone per creare lavoro. Quanto finora proposto – precisano Cgil, Cisl e Uil – non va bene. Non va bene il tempo perso a parlare solo di come eliminare, per tutti, l’Imu sulla prima casa: «Tagliare le tasse ad un ricco non serve a nulla, tagliarle ad un povero vuol dire far ripartire l’economia e il lavoro» ha detto la Camusso, leader della Cgil.
Non va bene la politica impostata sul fisco: «Letta si faccia coraggio: abbassi le tasse sul lavoro, sulle pensioni e sulle imprese che investono» ha chiesto il leader della Cisl Bonanni. Nè è andata giù la soddisfazione espressa da molti per «le manette» messe ad Equitalia: «senza strumenti la lotta all’evasione non si può fare».
E meno di tutto sono piaciuti gli interventi sul lavoro previsti dal piano Giovannini. «Il pacchetto così com’è non serve a niente» ha commentato il leader della Uil Angeletti, convinto che proprio «disoccupati e cassintegrati potrebbero staccare la spina a questo governo ». Molto critica anche la Camusso: sia sulle «cose fatte e non rese concrete, come il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga: i decreti non sono stati firmati e le risorse non sono ancora arrivate». Sia sui tempi messi in calendario per trattare la questione degli esodati: «Spero di aver capito male quando ho sentito dire che Giovannini se ne occuperà a settembre ». E’ urgente, piuttosto, «un cambio di passo». «Quanto finora fatto non basta: solo continui annunci che non si traducono in scelte che diano il senso del cambiamento » ha detto. Manca trasparenza: «E’ vero che le semplificazioni servono a questo Paese, ma guarda caso si interviene su norme che riguardano la sicurezza del lavoro, gli appalti e il codice antimafia e così non va bene». Dal palco sono arrivate un paio di domande per il premier Letta: «Presidente, siamo davvero convinti che c’è un futuro per questo Paese se il sistema industriale si trova al punto più basso mai toccato? Presidente, pensa davvero che cambi qualcosa se si fanno un po’ di incentivi per giovani e, però, non si costruisce un posto di lavoro che sia uno?».
Visti in piazza Vendola di Sel; Damiano, D’Antoni ed Epifani del Pd, partito di maggioranza: «Siamo al fianco dei lavoratori». «Istintivamente al loro fianco» si considera il ministro dello Sviluppo Zanonato. «Devo dire che condivido molte delle cose dette» ha fatto sapere anche il ministro del Welfare Giovannini. Si attende ad ore una sua convocazione alle parti sociali.


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