Carceri, nuova battaglia sul decreto spunta un giro di vite sui domiciliari

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ROMA — C’è una gran brutta sorpresa per Berlusconi nel decreto Cancellieri sulle carceri che “dovrebbe” passare mercoledì al consiglio dei ministri. Marcia indietro sui domiciliari agli over 70, «qualunque reato» abbiano commesso. In futuro saranno possibili solo «per una pena non superiore a 4 anni» o per un residuo di una maggior pena. Il “dovrebbe passare”, a questo punto, è d’obbligo, vista soprattutto l’irritata sorpresa di Niccolò Ghedini, il potente legale di Berlusconi, quando
Repubblica, di sabato sera, gli legge il comma incriminato. «Norma contra personam» reagisce subito.
Giusto alla vigilia della sentenza su Ruby si tratta proprio di un pessimo annuncio. Che in realtà — a volerlo valutare nella sua reale portata giuridica — raddrizza il regalo che fu fatto a Cesare Previti nel dicembre 2005 con la ben nota legge Cirielli o ex Cirielli, visto che il suo proponente, Edmondo Cirielli allora di An, la ripudiò dopo gli emendamenti ad personam dei berlusconiani.
Ecco di che si tratta. Ci muoviamo nell’ordinamento penitenziario, la famosa legge Gozzini del 1975, caposaldo della rieducazione penitenziaria, rimaneggiata in chiave nettamente restrittiva dalla Cirielli. Lì, all’articolo 47ter, fu inserito il principio che gli ultra settantenni, «per qualunque reato» avessero commesso, esclusi quelli gravissimi come mafia e terrorismo e le violenze sessuali, «dall’inizio dell’esecuzione pena e dopo l’inizio della stessa», possano espiare la pena «nella propria abitazione o in altro luogo pubblico di cura, assistenza ed accoglienza». Bene, questo comma, che porta il numero progressivo “01”, viene soppresso. Nella tavola sinottica che ricostruisce il decreto legge Cancellieri, esso risulta cancellato con un tratto continuo di penna. Accanto c’è la parola «soppresso».
A questo punto, della norma, resta il prosieguo, il comma 1. Laddove è scritto che «la pena della reclusione non superiore a quattro anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, nonché la pena dell’arresto, possono essere espiate nella propria abitazione». Le categorie protette dalla norma sono le donne incinte, i padri solitari con prole minore, i malati gravi, gli over 60 se inabili, e infine anche gli over 70. Che quindi ricompaiono qui, perdono il privilegio dei domiciliari
per qualsiasi reato e ne possono fruire solo se gli anni di pena sono quattro.
Al telefono, Ghedini si mostra effettivamente sorpreso. Appena il giorno prima, contestando che gli venisse addebitata l’iniziativa
di voler spostare a 10 anni il tetto per i domiciliari, aveva dichiarato che una simile iniziativa non avrebbe avuto senso «perché già adesso la legge copre qualsiasi reato». Ora, dopo un eloquente silenzio, si limita a dire: «Se quella modifica c’è, è chiaramente una norma contra personam, scritta contro Berlusconi, e io non credo che passerà mai».
I tecnici dell’ufficio legislativo di via Arenula, che hanno discusso il testo con i colleghi dell’Interno e con quelli di palazzo Chigi nelle numerose riunioni di questi giorni, scrivono nella relazione di accompagnamento che la modifica dell’articolo 47ter vuole migliorare la norma, che «in tal modo assume una migliore coerenza interna», in quanto il beneficio concesso agli over 70 segue quelli previsti per altre categorie particolari. I tecnici non scendono in polemiche, ma è evidente che questa formulazione giuridica sana l’anomalia creata nel 2005 quando, alla vigilia della condanna certa di Cesare Previti, si studiò una regola ad hoc per chi aveva compiuto 70 anni.
Ma adesso la modifica restrittiva pesa tutta su Berlusconi e sul rischio che le pene dei suoi numerosi processi possano ad un certo punto cumularsi e superare facilmente il tetto dei quattro anni. I quattro anni di Mediaset per frode fiscale e poi quelli prossimi venturi per il processo Ruby. La seconda pena avrà subito effetto sulla prima perché cancellerà i benefici dei tre anni di indulto che non può essere concesso in caso di nuova condanna.
Né, ad aiutare Berlusconi, può arrivare la legge Costa-Ferranti sui domiciliari e sulla messa in prova che a breve passerà alla Camera perché lì i domiciliari diventano una possibile pena per reati punibili «in astratto», cioè nella previsione del codice e non nella pena inflitta in concreto dal giudice, fino a sei anni. Già la sola concussione arriva agli otto anni.
Il Guardasigilli Cancellieri, dopo l’ultimo pre-consiglio di venerdì, aveva dichiarato: «È tutto a posto, il decreto lo abbiamo chiuso oggi, e mercoledì lo facciamo ». Vedremo, a questo punto, che ne dirà il Pdl dopo la norma che Ghedini considera «contra- personam».


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