Benzina, aumenti in vista nel 2014 per pagare lo sconto sulle barche

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ROMA — Benzina più cara per finanziare lo sconto alle barche e lo slittamento della Tobin tax, la tassa sulle transazioni finanziarie. Nelle pieghe del decreto del Fare, già bollinato dalla Ragioneria dello Stato e in attesa di essere firmato dal presidente della Repubblica, spuntano le coperture di alcune norme. Tra queste l’ennesimo rincaro delle accise sulla benzina per 75 milioni nel 2014.
Servirà, assieme ad altre fonti, a finanziare gli acquisti agevolati di macchinari delle imprese, la proroga di contributi per il cinema, il nuovo fascicolo sanitario, gli aiuti ai porti. Ma anche ad eliminare o dimezzare la tassa sulle barche (a seconda della lunghezza) e a slittare dal primo luglio al primo settembre la Tobin Tax sui titoli derivati. Proroga che da sola costa 12,85 milioni. Oltre alle accise, il governo attingerà all’otto per mille destinato allo Stato, al fondo speciale del ministero dell’Economia, all’Iva non rimborsata ai tour operator esteri, ai canoni pagati dalle tv e all’estensione della Robin Tax, l’addizionale Ires del 6,5% sulle aziende energetiche (rinnovabili incluse), alle imprese mediopiccole a partire dal 2014. Una misura assai discussa, entrata ed uscita dal testo diverse volte, alla fine accolta nella versione di requisiti più bassi delle aziende da tassare: 3 milioni di ricavi e 300 mila di reddito imponibile, anziché gli attuali 10 milioni di fatturato e uno di reddito. La Ragioneria stima in 1,15 miliardi i nuovi imponibili da colpire, per circa 75 milioni di euro di incassi a regime (dal 2016), mentre nel solo 2015 le entrate saranno pari a 150 milioni.
Tra i ritocchi dell’ultima ora, spunta quello all’indennizzo dovuto dalla Pubblica amministrazione per la pigrizia nell’evadere le pratiche. Non solo il “rimborso” è limitato alle imprese e non coinvolge i cittadini, “in via sperimentale” per 18 mesi, ma la sua entità si abbassa: non più i 50 euro annunciati per ogni giorno di ritardo fino a un massimo di 4 mila euro, ma 30 euro fino a un tetto di 2 mila, da calcolare solo su procedimenti “iniziati successivamente all’entrata in vigore del decreto”. E “nel caso emergano criticità” le amministrazioni possono spostare i termini degli atti più il là, fino a 180 giorni.
La Ragioneria poi boccia due misure volute da Zanonato, titolare dello Sviluppo economico, perché rappresentano una «rinuncia a maggior gettito»: l’abbassamento del tetto dai 500 ai 200 milioni del valore dell’opera perché le aziende possano accedere al credito d’imposta e le agevolazioni fiscali per i
project bond rese strutturali. Mentre sono confermate, come anticipato da Repubblica, le norme di semplificazioni in termini di lavoro che potrebbero mettere a rischio la sicurezza dei lavoratori. E slitta, dal 30 giugno al 31 dicembre, il termine per l’alienazione di società in house
di Comuni e Province, indispensabile per evitare di lasciare almeno 200 mila lavoratori senza reddito, come denunciato dalla Cgil. Una norma infine rafforza il potere e la discrezionalità di Rfi, il gestore della rete ferroviaria: avrà “piena autonomia decisionale” sul canone, mentre al ministero resta la “verifica di conformità” e alla conferenza Stato-Regioni solo un ruolo “consultivo” anziché “l’approvazione preliminare”.


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