Duello sulle carceri E Cancellieri apre all’ipotesi amnistia
Ma al di là dei tecnicismi, appare ormai chiaro che un accordo non è stato raggiunto tra i ministeri di Interno e Giustizia che devono varare le nuove norme sui detenuti, ma anche una serie di altre novità in materia di violenza domestica e di mafia.
Le divergenze tra Angelino Alfano e Anna Maria Cancellieri sul modo di affrontare l’emergenza del sovraffollamento nelle celle erano emerse la scorsa settimana durante le riunioni tra i tecnici dei due dicasteri. Al Viminale erano state infatti manifestate perplessità sulla concessione della liberazione anticipata ai reclusi che devono scontare anche reati gravi come la rapina e quelli che destano allarme sociale come il piccolo spaccio, i furti e gli scippi. In realtà queste persone andrebbero ai domiciliari, ma sono stati proprio i sindacati di polizia — primi fra tutti il Sap e l’Associazione Funzionari — a esprimere dubbi anche rispetto all’aggravio dei controlli che peserebbero sulle forze dell’ordine. Sempre dall’allargamento dei domiciliari è venuto un altro problema: la richiesta del senatore Pdl Niccolò Ghedini, bocciata dal Pd, di inserire una norma che preveda la possibilità di vedersi riconosciuta la detenzione domiciliare per reati con pena fino a 10 anni. Nel testo sulla messa alla prova, ora all’esame della Camera, questa possibilità viene riconosciuta solo per reati con pene fino a 6 anni. Nessun accordo anche sull’eventualità che nel «pacchetto» venga inserita una nuova norma che dovrebbe riformare in parte la legge sulla prescrizione. Molte divergenze sono emerse su come affrontare questo nodo e alla fine il rinvio è apparso la soluzione migliore.
Proprio in materia di giustizia, ieri si è parlato anche di un’eventuale amnistia. Lo ha fatto Cancellieri al plenum del Csm rispondendo a chi gli chiedeva se si tratti di una strada percorribile: «Potrebbe essere la soluzione maestra ma è il Parlamento che deve sceglierla. Noi facciamo quello che è di nostra competenza».
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