Quei temi troppo belli per gli esami di maturità

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Di sicuro sono serviti i testi scolastici, la preparazione di migliaia di ore passate in un banco, le lezioni appassionanti o un po’ noiose degli insegnanti, ma stavolta mi sembra che ai candidati sia stato chiesto uno scatto di personalità, la dimostrazione di non essere stati assenti o distratti mentre il mondo, in questi anni, in questi mesi, produceva i suoi problemi e le sue contraddittorie soluzioni. Bisogna aver studiato, ma bisogna anche aver letto i giornali, le riviste, aver navigato sui siti di informazione, aver discusso e litigato con gli amici, aver sentito crescere una nuova consapevolezza. Bisogna aver sentito che la giovinezza è pronta a caricarsi di qualche responsabilità, che è finita la lunga epoca della spensieratezza totale.
La letteratura ci spiega che la vita è un viaggio, e che è necessario essere pronti per affrontarlo con gli strumenti e i sentimenti migliori: Claudio Magris, grande conoscitore della letteratura mitteleuropea, invita a comprendere che ogni scrittore è anche un pellegrino, che ogni libro importante è un’avventura conoscitiva, un viaggio verso l’ignoto. La vita non è un villaggio- vacanze, un posto dove tutto è già preordinato per organizzare al meglio la distrazione: è un percorso accidentato, con molte salite e molti imprevisti. Omero, Dante, Cervantes, Melville, Collodi, tanti grandissimi scrittori hanno raccontato questa avventura esistenziale, ognuno a modo suo ha rinnovato la meravigliosa metafora del viaggio fuori e dentro di sé. Insomma, la letteratura non è un giardinetto fiorito, ma un percorso che sale e abbraccia sempre più mondo, un invito a partire, a seguire la propria prua.
Ma anche il tema sul rapporto tra l’individuo e la società di massa mi appare ben pensato. Ogni ragazzo percepisce il rischio dell’annichilimento dei propri talenti, dello scioglimento della propria unicità nell’indistinto di un gregge protettivo e infelice. È uno degli argomenti che più viene dibattuto nell’adolescenza, perché la paura della solitudine è pareggiata dal timore di non essere niente, solo un numero in una statistica, solo un corpo che vaga in un centro commerciale. La pressione del consumismo, delle mode, dell’impersonalità è avvertita a volte come una protezione e a volte come una minaccia, comunque come una questione decisiva con cui confrontarsi.
E naturalmente anche il tema del mercato e della democrazia tocca nervi scoperti: ogni ragazzo ormai sa che l’economia neoliberista lo scaraventerà prestissimo in mezzo a una spaventosa compravendita di qualità. Sa che anche la democrazia china il capo davanti all’onnipotenza del mercato, che gli Stati sembrano subire quelle regole feroci. C’è molto da ragionare sul rapporto difficile tra libertà e produzione, tra speranze individuali e brutalità finanziarie, tra vita e performance. Però, ripeto, bisogna aver letto qualcosa in più rispetto alle belle antologie scolastiche, bisogna dimostrare di aver tenuto gli occhi aperti e la mente attenta alle trasformazioni veloci degli ultimi anni. Non è scontato che in classe si sia affrontata l’impetuosa crescita delle economie emergenti e il declino altrettanto rapido delle nostre economie europee, basate fino a ieri sulla difesa dei diritti dei lavoratori e oggi costrette a rivedere crudelmente tutti i propri principi.
Insomma, tanti argomenti di bruciante attualità, tante proposte stimolanti. Speriamo che i nostri ragazzi in quest’ultimo periodo abbiano non solo studiato a fondo i programmi, ma abbiano anche allungato lo sguardo fuori dalle finestre della scuola, su un paesaggio che rassicura poco, in tumultuosa metamorfosi, nel quale già da domani dovranno cominciare a camminare.


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