Lodi (e sgambetti) Ora il rottamatore teme «fregature» «Epifani è geloso»

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Il sindaco di Firenze lo sa bene e non si fa troppe illusioni. Come non se ne è fatte sul ruolo di mediatore che dovrebbe giocare Guglielmo Epifani. Renzi sa che il segretario è in pista anche per un prossimo giro. Ne ha avuto la prova provata qualche giorno fa, quando lo hanno chiamato dalla Sicilia per andare a dare una mano al partito impegnato nei ballottaggi delle amministrative. Venerdì sarebbe il giorno ideale, gli spiegano al telefono i big del Pd isolano. Il primo cittadino del capoluogo toscano accetta. Ma ecco che, appena saputa la notizia, con i siciliani si appalesa Epifani. Prima fissa un’iniziativa per domani a Ragusa e Siracusa. Poi organizza una conferenza stampa a Catania (dove il Pd ha preso il sindaco al primo turno) con i candidati sindaci il giorno dopo. Renzi sbalordito, racconta l’episodio ai suoi collaboratori: «Evidentemente, Epifani è geloso e non vuole che io vada giù. E a questo punto io non ci vado perché non voglio farmi coinvolgere in qualche bega». Ufficialmente, comunque, preferisce fare finta di niente e dice al segretario: «Prego, vai tu». I siciliani però non ci stanno, vogliono Renzi, e l’ex sindaco di Messina, ora deputato, Francantonio Genovese dirime la questione: Epifani andrà domani, il primo cittadino di Firenze venerdì. Soluzione salomonica per una vicenda che la dice lunga sullo stato dei rapporti nel Pd e sul fatto che l’ex leader della Cgil non intenda fare solo il reggente. Che non tiri una bella aria per lui, che i dirigenti del Pd facciano fatica a immaginarlo a capo della ditta, Renzi lo ha capito anche l’altro ieri, quando alcuni parlamentari amici gli hanno raccontato l’esito del seminario promosso dalla Fondazione Italianieuropei. Lì hanno parlato molti dei suoi avversari: Tronti, Sposetti, Fassina, Cuperlo e Michele Prospero, il commentatore dell’Unità che diede del «fascistoide» al sindaco. Dario Nardella, ex vicesindaco di Renzi e ora deputato, resta basito di fronte a certi discorsi: «Ma come si fa ad avere certi orientamenti?». Paolo Gentiloni, anche lui presente all’iniziativa, riferisce al sindaco queste sue impressioni: «Guarda Matteo che non mi pare proprio che lì tirasse aria di apertura alla tua leadership del partito». Del resto, lo stesso promotore del seminario, Massimo D’Alema, che pure vedrebbe bene Renzi nei panni del candidato premier del centrosinistra, non vuole dare al sindaco e chiavi di casa: «Il tema del Congresso non può essere la ricerca di un leader futuro, in grado di vincere le elezioni che verranno. Sarebbe oltretutto assurdo e autolesionistico che il partito che esprime il presidente del Consiglio dedicasse l’intero Congresso a come sostituirlo». Dunque anche chi, come D’Alema, è convinto che occorra giocare la carta Renzi per vincere le prossime elezioni, non vorrebbe però che il sindaco si impadronisse dei meccanismi del partito. Insomma, i renziani, o, almeno, alcuni di loro, a ben guardare, al di là delle frasi di rito e degli encomi pubblici, cominciano a sospettare che sia in atto un tentativo di «fregare Matteo», come dice senza peli sulla lingua uno dei sostenitori del sindaco. L’impressione si è rafforzata anche l’altro ieri sera, dopo le parole pronunciate da Guglielmo Epifani a Porta a porta: «Io sarei perché chi vota alle primarie si iscriva prima a un albo». Un’affermazione questa che ha riportato la mente di molti renziani alle polemiche che precedettero la disfida tra il loro leader e Pier Luigi Bersani. Ma il primo cittadino di Firenze è un tipo sveglio e ha capito che c’è chi cerca di sbarrargli il passo in tutti i modi. Non si fa illusioni sui molti complimenti che riceve pubblicamente da tutti, o quasi, i dirigenti del Pd. Come ha avuto modo di dire anche in altre occasioni: «Mi chiamano una risorsa, ma la risorsa è il nome che i vecchi volponi della politica danno a quelli che vanno eliminati, a quelli che vanno fermati, stoppati, calmati». Lo ha scritto anche nel suo ultimo libro (e sapeva bene di che cosa stesse parlando): «Grazie a tutti gli amici che più o meno genuinamente mi considerano tale. Ma anche basta, adesso. Non voglio essere una risorsa, fidatevi: preferisco vivere».


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