L’asse con Cameron e la tappa di Londra

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Toni bassi e modestia (apparente) sono i suoi tratti distintivi, ma questa volta nello staff del capo del governo si respira un’euforia nuova: la sensazione che il «giovane Enrico» abbia centrato l’obiettivo, riuscendo a fare il salto fuori dai confini dell’Unione Europea. Per Letta la foto ricordo del vertice è in quegli scatti ufficiali che lo ritraggono con Barak Obama e David Cameron. Il lago è sullo sfondo e i tre sembrano affiatati come vecchi amici, a conferma che la «chimica», grazie anche al fattore generazionale e all’inglese fluente di Letta, è scattata a dispetto delle distanze politiche. L’invito alla Casa Bianca arriva dopo appena un mese e mezzo di governo e per Palazzo Chigi è facile gioco sottolineare, con garbo, come Berlusconi fu a suo tempo costretto a una estenuante anticamera.

Il 16 e 17 luglio Letta volerà a Londra per la prima volta da premier, per stringere ancor più un rapporto che il capo del governo italiano non esita a definire «molto forte». Intesa spontanea e reciproca simpatia, dicono nell’entourage del premier, sottolineando come Obama abbia 52 anni e Cameron e Letta, classe 1960, se la battano per un pugno di mesi. Il feeling anagrafico è stato, fra i tre, occasione per strappare una risata nei momenti di pausa: la gara al premier più giovane, almeno quella, l’ha vinta l’Italia. Ma per Palazzo Chigi è il merito che conta, è la sponda preziosa che il presidente americano ha offerto all’ex vicesegretario del Pd perché possa incassare, al Consiglio europeo di fine giugno, il riconoscimento concreto dei suoi sforzi sul fronte della disoccupazione giovanile: «Obama ne ha fatto una priorità e questa condivisione è molto importante, perché la proposta viene da noi». Fonti della presidenza parlano di «risultato straordinario», perché una questione che non era nell’agenda europea né in quella del G8 è ora nero su bianco negli atti ufficiali del summit. E non sono parole al vento, ma l’impegno a una «collective action» delle più grandi economie.

La determinazione con cui Letta promette di battersi perché la Gran Bretagna rimanga attaccata al carro europeo potrebbe passare inosservata, se non fosse che il premier confida di «aver messo a punto con Cameron» i punti chiave del patto europeista.

Solo il tempo dirà se la triangolazione Washington-Londra-Roma darà o meno dei frutti, ma intanto Letta è soddisfatto per aver giocato a tutto campo, portando su tutti i tavoli del G8 la ricetta italiana. Convinto di non aver battuto i tacchi né davanti ai «signori dell’Europa», come Berlusconi ha definito i leader della Ue, né al cospetto della Casa Bianca: «Non siamo sorvegliati speciali, tantomeno agli occhi di Obama…».

Prima di salire sul volo di Stato per Roma c’è il tempo per un’ultima foto da postare su Twitter: «Lascio Lough Erne. Si torna in Italia. Domani (oggi per chi legge, ndr) consiglio dei ministri per varare ddl antiburocrazia».


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