La tassa sulle transazioni finanziarie minacciata dalle lobby europee

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Nel Consiglio Europeo, alcuni governi i cui collegamenti con il settore finanziario e bancario sono ben conosciuti, sono entrati in guerra contro questa tassa. Essi lavorano in privato, lontano dal Parlamento europeo e lontano dal dibattito pubblico, che i media peraltro non seguono né valorizzano abbastanza.(…) Gli Stati e le lobby, come ad esempio l’Associazione dei mercati finanziari (Afme) ma anche la Fese – Federation of European Stock Exchanges, Businesseurope (ovvero la Confindustria Europea) che non sono a favore della Ttf si agitano. L’esistenza di una tassa non è più solo un desiderio astratto. Dopo tanti anni di campagne, i cittadini e le Ong sono riusciti a convincere undici governi europei a introdurre la tassa sulle transazioni finanziarie a livello europeo. L’impegno è stato preso: gli Stati membri che intendono introdurre una tassa lo possono fare, e coloro che vi si oppongono (il Regno Unito, la Svezia o il Lussemburgo) non lo possono impedire. (…) La tassa colpirebbe la speculazione e fornirebbe risorse preziose per gli Stati membri interessati, una tassa che potrebbe essere reindirizzata verso gli investimenti per il futuro, verso la creazione di posti di lavoro, verso l’innovazione e verso la lotta contro la povertà, nel mondo e in Europa. Grazie alla realizzazione congiunta del ” principio delle emissioni “, che richiede alle istituzioni finanziarie al di fuori dell’Unione Europea di pagare la tassa, anche se i titoli sono stati emessi all’interno dell’Unione Europea, e grazie anche al ” principio di residenza “, col quale tutte le transazioni finanziarie nell’Unione europea vengono tassate, la potenziale delocalizzazione di dipendenti del settore o di capitale sarà evitata. Con una vasta area (compresi i fondi di pensione), la tassa riguarderà tutti i prodotti, tutti i mercati e tutti gli attori finanziari. Anche se limitato solo a undici paesi, le sue prestazioni dovrebbero essere ogni anno tra 30 e 40 miliardi di euro. Un bel colpo per il bene comune! (…) Il settore finanziario ha intrapreso un’operazione di lobby aggressiva. La strategia prende due direzioni: dividere la coalizione degli undici Stati membri che desiderano applicare la Ttf, ritardando le decisioni attraverso gli Stati che non vogliono introdurre la tassa, e chiedere più esenzioni che potrebbero pregiudicare l’efficacia della Ttf. Il governo britannico, sostenuto dal suo omologo lussemburghese, ha anche deciso, senza vergogna, di denunciare la Commissione Europea presso la Corte di giustizia sulla proposta legislativa sulla Ttf, in quanto sta andando al di là dei suoi poteri. Non bisogna dimenticare che l’obiettivo della tassa sulle transazioni finanziarie, oltre l’imposizione di un settore tradizionalmente troppo protetto, è fare valere (almeno in parte) le ragioni dell’interesse collettivo anche sul settore finanziario. (…) Oggi è indispensabile invertire questa tendenza. (…) * Co-Presidente Partito Verde Europeo ** Eurodeputato dei Verdi


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