Tensione sull’Iva, aumento verso il rinvio

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ROMA — Il round decisivo sull’estenuante braccio di ferro dentro la maggioranza per decidere il futuro dell’Iva e dell’Imu è ancora lontano. Ma già si comincia a intravedere un possibile compromesso: rinvio dell’aumento di un punto dell’Iva a fine anno per poi toglierlo per sempre se ci saranno i benefici effetti dello sblocco dei 20 miliardi di debiti della pubblica amministrazione. E per l’Imu-prima casa soluzione in nome dell’equità: abolita per i redditi bassi o per soglia di calcolo (ancora da decidere) e magari rinforzata insieme a quella per le seconde e terze abitazioni possedute dai «Paperoni». È stato il viceministro per l’Economia Stefano Fassina a usare il nome del ricco papero di Walt Disney e ad argomentare la soluzione Iva. Il capogruppo del Pdl alla Camera Renato Brunetta, che non ha mai negato una certa liaison con l’economista democrat, si è detto d’accordo (anche se per ora solo sull’Iva) ricordando che la proposta originaria della copertura Iva è made in Pdl.
Se il tandem Fassina-Brunetta lavora per far uscire la maggioranza dal tunnel della contrapposizione, il segretario del Pdl Angelino Alfano ha alzato il livello della polemica dopo la linea rigorista esplicitata dal ministro del Tesoro Fabrizio Saccomanni e da quello dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. I due ministri, come è noto, in questi giorni hanno ripetuto più volte la mancanza «tecnica» di risorse per finanziare gli 8 miliardi annui necessari per far sparire le due imposte. «L’abolizione dell’Imu e dell’Iva sarà la nostra bandiera», si è pericolosamente spinto in avanti Alfano ricordando come non sia «un capriccio ma l’obiettivo che ci siamo dati».
Nel complesso gioco degli interessi e delle pressioni per forzare la rotta della prossima manovra economica in arrivo per fine mese, ieri per la prima volta in modo netto sono emerse alcune differenze. Le grandi imprese si sono espresse per ritenere prioritario un intervento pesante sul costo del lavoro prima di arrivare a toccare Imu e Iva. Lo aveva detto l’altro giorno il neo presidente di Assonime, il banchiere Maurizio Sella, lo ha esplicitato ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. È stato chiarissimo l’economista Innocenzo Cipolletta da sempre collegato col mondo delle imprese: «Io mi auguro che ci sia l’aumento dell’Iva e mantenere l’Imu e in cambio avere qualche soldo per l’occupazione giovanile e le famiglie». Ma per le piccole imprese di Rete Italia, per lo più concentrate nei servizi e nell’artigianato, l’aumento dell’Iva è un fantasma che può portare solo un ennesimo crollo dei consumi. La Cgia di Mestre, sempre abilissima a sfornare dati contestualizzati, ha calcolato che nei primi quattro mesi dell’anno il gettito Iva è già crollato di 2,3 miliardi di euro. È chiaro il ragionamento: in questa fase recessiva è quasi sicuro l’avvitamento causato da un altro aggravio di imposta. Secondo Federauto, al settore già in rosso dell’auto il rincaro di 1 punto costerà mediamente 170 euro in più per ogni vettura venduta. «Un boomerang», spiega il presidente Filippo Pavan Bernacchi. Al premier Enrico Letta, alla fine, l’ardua sentenza tra un sentiero sviluppista e quello segnato dalla Bce del rigore a tutti i costi.
Roberto Bagnoli


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