Gambaro: potrei denunciare Grillo

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ROMA — Uno scontro violentissimo, con accuse e controaccuse, il cui ultimo capitolo è una frase pesante come un macigno, pronunciata dalla senatrice ribelle Adele Gambaro: «Se Grillo minaccia, lo denuncio».
L’inaspettata intervista tv della finora ignota parlamentare 5 Stelle continua a scuotere il Movimento. La violenta reazione di Grillo, sorta di espulsione virtuale, non è piaciuta a molti parlamentari. E ora il Movimento si trova di fronte a uno stallo pericoloso. Perché la senatrice non recede. Persevera nelle sue accuse, «i toni forti di Grillo ci hanno fatto perdere le elezioni», e anzi chiede al leader di chiederle scusa. Inaudito. Non solo. Nonostante i reiterati inviti a prendere le sue cose e trasferirsi nel gruppo misto, la Gambaro non demorde. Atteggiamento che mette in grave difficoltà il Movimento. Tanto che ieri Vito Crimi e Nicola Morra hanno convocato la senatrice e si è svolto una specie di psicodramma-processo per capire come risolvere la faccenda.
Già, perché i parlamentari hanno opinioni diverse. C’è chi è pronto a chiederne l’espulsione (anche alla Camera). Chi stigmatizza la forma ma condivide i modi. Chi la assolve senza tentennamenti. In molti la vorrebbero fuori. Ma come fare a espellerla? La procedura richiede il doppio voto, dell’assemblea e della Rete. Ma non è detto che basti la proposta di un singolo parlamentare. Come è successo per la vicenda di Pietro Grasso, si potrebbe ritenere inopportuno un voto. Anche perché il rischio è quello di fare una sorta di referendum pro o contro Grillo. Un boomerang. E infatti Gambaro a sera si dice tranquilla: «Morra e Crimi mi hanno rassicurato. La mia espulsione non sarà sul tavolo».
Tra chi la difende c’è Francesco Campanella: «Sbagliano a chiederle di uscire, ha fatto bene ad esprimere le sue critiche. La diversità è importante. Grillo? È un passionale e questo in politica è un bene e un male». Luis Orellana: «Le espulsioni non mi piacciono». Aris Prodani: «Ha detto cose condivisibili, in modo un po’ brusco». Maurizio Buccarella: «Ha sbagliato, ma voterei contro l’espulsione». Tancredi Turco: «Espulsione? Ma di cosa parliamo? Reato d’opinione? Avrebbe dovuto parlare al gruppo, ma l’espulsione no». Il reato lo enuncia una senatrice pasdaran: «Ha violato il primo comandamento: mai nominare il nome di Grillo invano». «Siamo sotto attacco, dobbiamo difenderci — aggiunge Alberto Airola —, ci sono gli estremi per l’espulsione».
Eppure proprio Gambaro, fino a poche ore prima, era in lizza per andare in tv a rappresentare il Movimento: considerata «una signora distinta ed elegante», poteva parlare in modo convincente. Non è andata così. Anzi, ora è «una che vale niente» e Grillo ne chiede le dimissioni. Ricordando che lei stessa, nelle dichiarazioni d’intenti, spiegava che si sarebbe dimessa in caso di disaccordo con il gruppo. E aggiungendo, in un post notturno rivolto agli elettori del Movimento: «Fate sentire la vostra voce! Non potete credere che io, con l’aiuto di una srl e con un pugno di ragazzi in Parlamento, possa combattere da solo».
Ma perché questa uscita di Gambaro contro Grillo? Perché non vuole restituire la diaria, fanno filtrare i pasdaran. Perché è in combutta con il Pd, dicono altri. Dallo staff della Comunicazione della Camera gira una versione più dettagliata: si tratterebbe di vera e propria «compravendita». «Gambaro è vicina al Pd, e si sta mettendo in atto quell’operazione di scouting che fu annunciata. È una cosa scientifica, a ogni svolta importante ci portano via un pezzo». Ma non solo. La «compravendita» andrebbe avanti su due fronti. E così ieri girava una lista di venti parlamentari pronti a passare al Pdl. Falso, ma il clima ormai è questo.


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