Riforme, procedura d’emergenza Il «sì» entro ottobre del 2014

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ROMA — Il governo accelera sulle riforme. In meno di un’ora, non senza perplessità da parte di alcuni ministri, il Consiglio approva il disegno di legge che apre il cantiere per ricostruire l’edificio istituzionale. Il premier Enrico Letta e i ministri Angelino Alfano, Dario Franceschini e Gaetano Quagliariello sono poi saliti al Quirinale, accompagnati dai 35 saggi incaricati di fare da consulenti, per illustrare al presidente Giorgio Napolitano la strada prescelta. E il capo dello Stato, secondo quanto riferito in un tweet dal professore Stefano Ceccanti, presente all’incontro, «ha invitato a non diffondere pessimismo basandosi sul fallimento delle esperienze precedenti a partire dalla commissione Bozzi» e ha invitato a considerare le riforme «un inconfutabile e ineludibile bisogno». Letta, a sua volta, citato sempre da Ceccanti su Twitter, «ha ribadito l’importanza delle riforme per la credibilità europea dell’Italia». I cittadini, insiste Letta richiamandosi al pensiero di Roberto Ruffilli, devono essere sempre più «arbitri delle istituzioni». L’esortazione di Napolitano, inevitabilmente allude ai timori sollevati da un altro saggio, Lorenza Carlassare, che prima ancora di insediarsi, ha minacciato di dimettersi, scegliendo diversamente da Augusto Barbera (aveva suggerito la consegna del silenzio «per evitare di eccitare le rispettive tifoserie») e da Anna Chimenti («Ho raccolto l’invito di Barbera alla riservatezza, con la speranza di chiudere al più presto l’iter delle riforme»). A Radio Radicale la Carlassare confida che «le riforme da noi hanno lo scopo di delegittimare la Costituzione esistente e di dare un po’ di sostanza a quella vena di autoritarismo che ci portiamo dietro da sempre, perché la riforma della forma di governo è totalmente inutile».
Qualche perplessità, non sul merito ma sul modo con cui il governo ha preso la decisione, giunge anche da alcuni ministri. Emma Bonino (Esteri) e Andrea Orlando (Ambiente) ricordano che sarebbe bene rispettare il più possibile i tempi stabiliti dalla Carta. «Non stiamo cambiando le regole di un condominio», ha obiettato la Bonino. E Orlando, a sua volta, ha esortato di «non farsi prendere dall’ansia, non ci dobbiamo fare misurare sui primi dieci metri: l’importante è arrivare al traguardo».
Percorso accelerato, si è detto, dato che si riducono i tempi che devono intercorrere tra due successive letture da parte della medesima Camera. La Costituzione prevede che siano tre mesi, il ddl lo riduce a uno. Il testo che istituisce la «Commissione dei 40», stando al cronoprogramma dell’esecutivo, fissa, come sostiene il ministro Gaetano Quagliariello, «entro la fine di ottobre 2014 l’approvazione definitiva della riforma». I «40» cominceranno a lavorare ad ottobre 2013 quando riceveranno le conclusioni del comitato dei saggi e si entrerà così nel merito affrontando i contenuti delle riforme, delle scelte da compiere. I saggi infatti si limiteranno a predisporre dei testi su forma di governo, forma di Stato e a offrire un ventaglio di ipotesi su come superare il bicameralismo perfetto. «Non ci sarà — garantisce Quagliariello — nessuna sovrapposizione tra il lavoro degli esperti, il comitato dei 35 coadiuvati dai sette tecnici, e quello del Parlamento. Assisteremo a una specie di staffetta tra saggi e Commissione dei 40 senza alcuna perdita di tempo». A conferma della scelta di rendere più veloce il percorso, Dario Franceschini preannuncia che «il ddl sarà trasmesso al Senato dove il governo chiederà la procedura d’urgenza per dare certezza e ridurre i tempi di discussione e approvazione».


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