“Ma le multinazionali devono impegnarsi di più”
ROMA — «Le multinazionali devono fare di più». Luigi Cal, direttore per l’Italia del-l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), chiede alle imprese occidentali di «mettere in moto un processo di controllo dei propri subfornitori, affinché la tragedia del Bangladesh rappresenti l’ultima volta che un posto di lavoro collettivo si trasformi in un luogo di morte collettiva».
Perché il settore del tessile è particolarmente critico sul fronte della tutela dei diritti dei lavoratori?
«Perché si sviluppa in gran parte in Paesi, come il Bangladesh, che sono al top della pericolosità lavorativa. Quello Stato finora non ha rispettato molte delle convenzioni fondamentali in materia di sicurezza sul posto di lavoro e ha numeri da capogiro ».
Parliamo di numeri, allora.
«In Bangladesh il tessile dà lavoro a 3 milioni e 600mila persone. Lo stipendio medio è di 38 euro al mese: una schiavitù, come ha ben detto papa Francesco. E ricordiamo che il 60 per cento della produzione tessile bengalese è destinata all’Europa».
Ma esiste qualche controllo a garanzia dei diritti degli operai tessili?
«Sa quanti ispettori del lavoro ci sono in Bangladesh? Solo cinquantacinque. È pazzesco. Per questo l’Ilo ha chiesto da tempo di moltiplicarne il numero e si è messa a disposizione con le sue scuole per provvedere alla loro formazione».
Related Articles
Banche, Atene e Budapest gelata sulle Borse: Milano -3,6% e lo spread risale fino a 528
Titoli francesi bene a metà . L’euro sotto 1,28
Diseguaglianze il vero male
Dopo Davos che ha riscoperto il disvalore economico delle diseguaglianze, dopo i Nobel Stiglitz e Krugman, dopo il Fondo monetario internazionale è la volta di Bankitalia a ricordarci con lo «Studio sulla ricchezza delle famiglie», che l’Italia è al vertice delle classifiche mondiali per ineguale distribuzione della ricchezza.
L’Italia in retromarcia. Oggi come vent’anni fa