Pochi fondi e piazze senza folla, i rebus dei 5 Stelle

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MILANO — Il rebus delle piazze anima i Cinque Stelle. Alla vigilia delle Amministrative sul web corre una guerra di numeri e opinioni. Cifre che non hanno a che fare solo con le presenze, ma che si legano anche ad esigenze pratiche. Come la raccolta fondi da giorni presente sul blog con un appello di Beppe Grillo: un invito che fino a ieri pomeriggio ha ricevuto una risposta esigua, nonostante il risalto dato all’iniziativa. A cinque giorni dal comizio finale del leader in piazza del Popolo per sostenere la candidatura di Marcello De Vito nella capitale, il Movimento 5 Stelle Roma ha raccolto il 10% circa delle donazioni necessarie per coprire i costi dell’evento (stimati in 40 mila euro). Ad indicarlo un contatore (non più presente, forse temporaneamente, nelle ultime ore di ieri) nella pagina dedicata sul sito web dei pentastellati romani.
Possibile che a rendere difficoltosa la raccolta siano state — involontariamente — le donazioni già  chieste e ricevute dai militanti negli scorsi mesi. A partire da quelle per le Politiche: Grillo ha raccolto oltre 770 mila euro, donandone 400 mila per la costruzione di una palestra a Mirandola. Uno sforzo continuo, quello dell’autofinanziamento, che comincia a pesare anche sui militanti: «Molti attivisti mi domandano: ora che siete in Parlamento perché non le finanziate voi queste cose?», dice Elena Fattori. Che spiega: «A mio avviso, sul territorio il Movimento fa più fatica da sempre, come è già  successo per le Regionali nel Lazio: ci sono logiche di voto di cui risentiamo». Attivisti e fonti vicine ai Cinque Stelle fanno notare come il peso di una campagna locale possa comunque «aver pesato sulla minore generosità  rispetto ai mesi scorsi».
Dalle casse alle discussioni, le Amministrative però monopolizzano il mondo internet. Sulla Rete, infatti, campeggiano scontri verbali sulle presenze raccolte da Grillo in piazza negli ultimi giorni. Numeri lusinghieri, senza dubbio, ma in calo rispetto alle folle dello «Tsunami Tour». A rendere l’idea sono le cifre: ad Ancona da ottomila a tremila presenze, a Treviso da cinquemila a cinquecento, a Vicenza da seimila a duemila. E poi ancora mille ad Imperia, duemila a Barletta. A «ostacolare» Grillo il meteo inclemente, tanto temuto dal leader a febbraio e guastatore invece a maggio. Ma anche altri fattori, almeno a sentire Vito Crimi, che domani sarà  con Grillo sul palco a Brescia. «Mentre le Politiche hanno un coinvolgimento che riguarda tutta la Provincia — spiega il capogruppo al Senato —, queste Amministrative impegnano solo le città : è completamente diverso». E attacca: «Misurate le piazze, confrontatele con quelle degli altri partiti. Tenete presente che noi non paghiamo pullman, ognuno viene a proprie spese». Intanto, però, il calo dei numeri è diventato oggetto di discussione tra attivisti e non sui social network e nei forum, in attesa del riscontro del voto. Un botta e risposta continuo, con mille opinioni e sfaccettature. «Siamo tanti e lo dimostreremo alle elezioni», commenta su Facebook Max Iannone. Achille Livio, invece, si rivolge «agli opportunisti del Movimento: siamo fieri di perdervi e non ci appartenete». Ieri Grillo ha catturato l’attenzione di duemilacinquecento persone ad Orbassano, in provincia di Torino.
Intanto, sempre parlando di piazze, il leader oggi sarà  ad Aosta per le Regionali. E proprio qui i candidati hanno firmato un codice etico ancora più restrittivo di quello dei parlamentari, con l’obbligo — tra gli altri — «a sostenere pubblicamente le posizioni e il programma decisi dal gruppo dei candidati», «a partecipare ad almeno il 90% delle attività  legate all’incarico presso il Consiglio regionale», «a sospendere incondizionatamente lo svolgimento di qualsiasi attività  retribuita». Spiega Stefano Ferrero, portavoce del Movimento in Valle d’Aosta: «Non si può lavorare part-time nella vasca degli squali. È un momento di emergenza e ci vogliono impegni d’emergenza. Chi si dedica alla politica deve assicurare un impegno assoluto per il mandato». «Noi abbiamo un problema di legalità  peggiore che nel resto d’Italia — motiva le scelte Ferrero — ci sono diversi condannati in Consiglio regionale».


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