La Fiom sferza il Pd: prima il lavoro

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ROMA — «Non capisco come si possa stare al governo con Berlusconi e aver paura di essere presenti oggi qui con i lavoratori»: Maurizio Landini, leader della Fiom, parla dal palco a San Giovanni. È passata da poco l’ora di pranzo, quando parte l’affondo contro il Pd, il grande assente nella piazza storica della sinistra, dominata dalle bandiere rosse, ma colorata qua e là  anche da qualche vessillo con le Cinque Stelle dei grillini. Il messaggio di Landini è chiaro, esplicito: «Il governo deve cambiare rotta. La priorità  non è la cancellazione dell’Imu, ma il lavoro». Solo in serata Guglielmo Epifani, neosegretario del Pd ancora una volta dilaniato dalle polemiche, cercherà  di mettere una pezza: «Il problema non è stare in piazza, ma ascoltare la piazza e dare risposte. E la priorità  del governo non è l’Imu, ma il lavoro».
La manifestazione delle tute blu della Cgil ieri nella Capitale ha segnato secondo diversi osservatori la prima vera adunata della nuova sinistra ai tempi del governo delle larghe intese: dai metalmeccanici a ciò che resta di Rivoluzione civile (fra gli altri era presente anche il pm in ferie Antonio Ingroia); da Sel ad alcune delegazioni del Movimento 5 Stelle «aperte a raccogliere le istanze del mondo del lavoro»; da un manipolo di «ex elettori pentiti del Pdl» (come recitava un cartello) a migliaia di esodati «infuriati con il governo Monti e con il presidente Napolitano che ci ha tradito»; da gruppi di reduci dell’Idv a un’infinità  di rappresentanti del mondo delle associazioni e del volontariato. Ospiti applauditissimi, sul palco, il costituzionalista Stefano Rodotà , la cantautrice Fiorella Mannoia e il medico fondatore di Emergency, Gino Strada. Qualche fischio invece per Nicola Nicolosi, della Cgil.
Secondo gli organizzatori sono scese in piazza centomila persone. Forse erano un po’ meno, ma la partecipazione — chiassosa e pacifica — è stata superiore alle attese. La manifestazione ha creato l’ennesima profonda lacerazione nel Pd: ufficialmente non ha sfilato, ma alcuni esponenti, a titolo individuale, sono andati in piazza. E cioè, fra gli altri, Fabrizio Barca, che ha camminato per un lungo tratto al fianco di Nichi Vendola (Sel), Matteo Orfini, Giuseppe Civati, Marco Miccoli. I Giovani democratici non hanno avuto paura e con una nota ufficiale hanno spiegato la scelta di scendere in piazza al fianco delle tute blu «per i diritti dei lavoratori». Duro e al tempo stesso amaro il commento di Sergio Cofferati: «Avrei sperato nella partecipazione del mio partito» ha detto l’ex leader della Cgil, oggi esponente del Pd, parlando sotto il palco con i giornalisti, «questa è una manifestazione per il lavoro, non contro qualcuno».
«Che due palle» ha risposto invece Landini a chi gli chiedeva se la manifestazione fosse il preludio alla nascita di un nuovo partito. «Siamo qui come sindacato per chiedere lavoro, con una piattaforma di proposte» ha poi aggiunto. «Come Fiom hanno provato a cancellarci, ma siamo ancora qui», ha detto ancora, criticando comunque la Cgil «perché sulle pensioni con il governo Monti non ha fatto tutto ciò che avrebbe dovuto. Da oggi lanciamo una proposta: la Costituzione, che è la nostra bussola, per essere rivoluzionari bisogna farla applicare e non riformarla». Infine sull’Imu: «La questione non è cancellarla, ma ridistribuire la tassazione complessiva».


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