Licenziato, uccide i datori di lavoro

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MILANO. Li ha uccisi perché «non li sopportava più». Gli avevano detto di non venire più a lavorare. E allora lui si è presentato all’alba dove si trovavano tutte le mattina e gli ha sparato 12 colpi di pistola.
È successo tutto in pochi minuti ieri intorno alle 6,15 a Casate, frazione di Bernate Ticino, provincia di Milano al confine con il Piemonte. Rocco Brattalotta, 47 anni, calabrese, residente a Turbigo, e suo figlio Salvatore di 22 anni, stavano bevendo il solito caffè al bar Bottazzi, l’unico del paese. Poi sarebbero andati a Milano. Erano carpentieri, piccoli imprenditori edili, dovevano fare un lavoro legato all’Expo. Con loro, però, ieri mattina non c’era Davide Spadari, 36 anni, loro dipendente, nato nel foggiano e residente a Buscate. Neanche il tempo di prendere la tazzina in mano e di fare quattro chiacchiere con il barista quando nel locale è entrato proprio Spadari con in pugno la sua pistola calibro 7.65 regolarmente detenuta. Ha fatto fuoco più volte e ha ucciso i suoi datori di lavoro.
I due uomini sono morti prima ancora di raggiungere l’ospedale. Lui invece è stato quasi subito fermato dai carabinieri mentre si stava recando in caserma a Cuggiono per costituirsi. Ha raccontato di essere stato oggetto di continue angherie e prese in giro da parte dei suoi datori di lavoro i quali la sera prima gli avrebbero detto di non farsi più vedere. Di fronte alla minaccia di licenziamento ci ha pensato tutta la notte e poi ha deciso di presentarsi al bar armato. I carabinieri hanno trovato la pistola nel suo zainetto. Ieri pomeriggio Spadari è stato sentito dal pm Luca Poniz. Il suo avvocato ha detto che l’uomo soffre di depressione. Avrebbe tentato più volte il suicidio e anche ieri avrebbe voluto togliersi la vita dopo aver ucciso i due carpentieri.
Tra il 2000 e il 2012 gli omicidi per motivi economici o di lavoro sono stati 278 (3,5% del totale), una media di 21,4 all’anno, due al mese (dati Eures-Ansa). Nel 2012 ci sono state 18 vittime mentre nel primi 5 mesi del 2013 se ne contano 16 (+60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Il movente nel 35,5% dei casi è legato alla retribuzione o a crediti, nel 17,6% dei casi a liti e dissapori. Nel 14,7% dei casi si tratta di omicidi tra colleghi, mentre nel 12,9% la vittima è il datore di lavoro e nel 10,8% è un creditore. Il 44,2% delle vittime sono lavoratori autonomi, fra cui il 22,5% sono imprenditori, il 12% sono commercianti o artigiani e il 9,6% liberi professionisti. Gli operai sono il 13,7%, gli agricoltori l’8,8% e gli impiegati l’8,4%. A uccidere, invece, nel 34,1% dei casi sono stati lavoratori autonomi – 12,5% commercianti o artigiani, 12,2% imprenditori e 9,4% liberi professionisti – seguono gli operai (18,8%) e gli impiegati (13,7%).


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