Fiat-Chrysler, scommesse da fusione

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MILANO — Accordo con Veba. Fusione Torino-Detroit. Quotazione a Wall Street. Solo dopo (quindi a medio-lungo termine e soprattutto destinato alla nuova società ) l’aumento di capitale. È su questo che punta la Borsa. Con Fiat protagonista di una lunga, fino a un paio di giorni fa quasi silenziosa marcia che tra martedì e ieri ha abbattuto record e soglie psicologiche. I cinque euro il titolo li aveva già  sfiorati nella penultima seduta. Nell’ultima, è salito anche oltre i 5,36 della chiusura. Rispetto a ventiquattr’ore prima significa un salto del 7,63%. E significa, più ancora, lo scavalcamento di un tetto che il Lingotto non vedeva dall’agosto 2011 e che ha scatenato la corsa alle ricoperture da parte di fondi e investitori internazionali. Come dimostrano i volumi. È stata sufficiente metà  seduta per arrivare già  vicini al doppio della media. A sera, si era quasi al triplo: quantità  oltre i 46 milioni (contro i 17 dell’ultimo mese) per un controvalore di 260 milioni.
Ci sono novità ? All’apparenza no, dicono gli analisti. Il mercato dell’auto in Europa va sempre male, il secondo trimestre del Lingotto potrebbe scontare ancora il rallentamento anche di Chrysler (causa traghettamento verso nuovi modelli). Però la fusione si avvicina. E sono in pieno svolgimenti calcoli e scommesse.
Sergio Marchionne non parla dalla conference call post-assemblea. Lì aveva sostanzialmente ribadito: «Tecnicamente» il merger «potrebbe avvenire entro l’anno», quando comunque lo scenario «sarà  chiaro». Si sa però che in questo periodo passa quasi tutto il suo tempo negli Usa. E che è ovviamente questo il dossier top sulla sua scrivania. Certo: il primo step per lo sblocco del piano «Fiat 2.0» — l’entità  unica con Chrysler da esportare a New York, con Milano piazza secondaria e probabilmente anche con un nuovo nome — non è in teoria atteso prima di giugno-luglio, quando una Corte del Delaware si pronuncerà  sul contenzioso-prezzo tra il Lingotto e Veba. Ma giugno (o luglio) è qui, dietro l’angolo. E poi i contatti tra gli uomini Fiat e quelli del fondo sanitario del sindacato Uaw sono continui. Il lavoro per arrivare a un accordo subito dopo il verdetto non si è mai interrotto. Non è dunque esclusa, anzi, un’accelerazione oltre le previsioni. Anche se a tutt’oggi la distanza «ufficiale» tra le richieste Veba e l’offerta Fiat resta amplissima: l’una valuta il 41,5% di Chrysler 4,2 miliardi di dollari, l’altra non più di 1,8.
Per quanto sia chiaro che sarà  Marchionne a dover alzare la posta (e non poco), la liquidità  per staccare il relativo assegno ce l’ha. A quel punto può avviare la fusione, far rotta su Wall Street, preparare per tempi migliori e per la nuova società  l’aumento di capitale che «nel medio termine servirà ». La newco quotata negli Usa promette però già  maggior appeal della «vecchia» Fiat con residenza a Piazza Affari. È su questo che gli investitori fanno i conti, si posizionano, scommettono. Speculano, anche. Ma, fiammate e prese di beneficio a parte, la corsa del titolo è costante da mesi: 44% il rendimento dell’ultimo anno.
Raffaella Polato


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