E per chi affitta aumenti del 40%

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ROMA — Aumenti d’imposta, rispetto all’acconto Imu 2012, fino al 40% sia per i contratti liberi (Venezia, Napoli e Campobasso) che per quelli concordati (Napoli e Campobasso). È quanto dovranno aspettarsi i proprietari di immobili affittati che andranno a pagare l’Imu a giugno. Se poi il paragone viene fatto con la prima rata della vecchia Ici pagata nel 2011, il rincaro esplode e arriva a +208% di Milano per il primo tipo di contratti e a +2.330% di Venezia per il secondo.
Sono alcuni dei dati calcolati dall’Ufficio studi della Confedilizia, le cui tabelle a corredo illustrano, in valori assoluti e in percentuale, la differenza d’imposta dovuta per un immobile medio, cioè un appartamento di cinque vani, di categoria A2, collocato in una zona semi-periferica e situato nei capoluoghi di Regione. I casi presi in considerazione sono due il contratto «libero» (4+4) e quello «concordato» (3+2, a canone calmierato).
Dal confronto tra l’acconto Imu di quest’anno e quello del 2012 emerge che la variazione è determinata dal fatto che, mentre per l’acconto Imu 2012 la legge prevedeva che si applicasse l’aliquota di base del 7,6 per mille, per quello del 2013 — sulla base di un emendamento approvato dalla Commissione Bilancio della Camera al decreto legge sui debiti delle Pubbliche amministrazioni — dovranno essere applicate le aliquote stabilite dai Comuni nel 2012. E poiché molti Comuni, nel corso del 2012, hanno aumentato le aliquote rispetto alla misura base del 7,6 per mille, si sono avuti forti aumenti di imposta già  per il pagamento del saldo rispetto all’acconto.
Nel confronto con l’acconto Ici 2011 invece, la variazione dell’imposta è determinata, oltre che dall’innalzamento delle aliquote, anche dall’aumento del 60% della base imponibile, dovuto alla variazione del moltiplicatore da applicare alla rendita catastale (già  aumentata del 5% nel 1996), che per gli immobili abitativi locati è passato da 100 a 160, a seguito del salva Italia del governo Monti.
Secondo Confedilizia, l’impatto è «particolarmente grave» per gli immobili locati con contratti «concordati», a canone calmierato e destinati alle persone meno abbienti, per i quali sono previsti aumenti che — nel solo confronto fra acconto 2013 e acconto 2012 — arrivano fino al 40% (che si aggiungono così agli aumenti già  avutisi nel raffronto fra Imu e Ici). Certo, ci sono anche alcuni Comuni virtuosi che hanno attenuato gli aumenti prodotti dall’introduzione dell’Imu, fissando aliquote che consentiranno ai contribuenti interessati di pagare nel giugno di quest’anno meno di quanto hanno pagato nel 2012.
È il caso di Milano che per un immobile con rendita catastale di 877,98 euro fa pagare 479 euro di acconto anziché 561 (-15%) perché l’aliquota passa dal 7,6 per mille al 6,5. O ancora di più Bari, dove il calo è del 47% perché l’aliquota scende dal 7,6 per mille al quattro. A Roma invece l’aliquota sale al 10,9 per mille, così per un appartamento con rendita catastale di 787,6 euro si pagherà  il 39% in più: da 503 a 701 euro.
Non è nemmeno da escludere che le aliquote aumentino ulteriormente con il saldo di fine anno, un’ipotesi che si avvererebbe se l’abolizione dell’Imu sulla prima casa comportasse una compensazione a valere sugli immobili in affitto. Per questo Confedilizia chiede che il governo intervenga prevedendo la riduzione per legge al quattro per mille dell’aliquota per gli immobili locati, a cominciare da quelli con contratti «concordati». Incentivare l’affitto partendo da questa fascia di immobili, la cui funzione sociale è evidente, «comporterebbe un aggravio per il bilancio dello Stato di 70 milioni di euro in tutto, trattandosi di non più di 200 mila immobili».
Del resto, il decreto del 2011 istitutivo dell’Imu nella sua versione originaria aveva stabilito che l’aliquota dell’imposta, prevista in via generale nella misura del 7,6 per mille, fosse ridotta per legge alla metà  (3,8 per mille) per gli immobili locati. Ciò, anche in considerazione del fatto che per tale tipologia di immobili l’Imu sostituisce solo l’Ici e non anche l’imposta sul reddito, come invece accade per gli altri immobili. E l’impegno a intervenire con incentivi per l’affitto è anche contenuto del discorso programmatico del presidente del Consiglio, Enrico Letta, alle Camere.
Antonella Baccaro


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