L’austerità in Israele
Martedì 14 maggio, dopo una notte di discussioni e trattative, il governo di Israele ha approvato il bilancio per il 2013 e il 2014. La scorsa settimana il ministro delle Finanze Yair Lapid lo aveva presentato alla stampa parlando di “budget della speranza”: Israele ha un deficit di 35 miliardi di NIS (New Israeli Shekel), corrispondenti a circa 7,5 miliardi di euro. Inoltre, all’inizio del mese l’agenzia Standard and Poor’s ha declassato il rating della valuta israeliana da A+ ad AA-. La nuova manovra prevede tagli alla spesa pubblica per 25 miliardi di NIS (circa 5,5 miliardi di euro) e una serie di misure di austerità che andranno a colpire soprattuto la classe media.
Sabato scorso 10 mila persone hanno protestato a Tel Aviv. Ci sono state manifestazioni anche a Gerusalemme di fronte alla casa del primo ministro Benjamin Netanyahu e in altre città “industriali” come Haifa e Ranat Gan. «Questo governo pensa soltanto ai soldi delle grandi aziende e al potere», hanno scritto gli organizzatori delle proteste che hanno anche annunciato di voler proseguire nelle manifestazioni.
Il bilancio 2013-2014 prevede una serie di misure che riguardano i settori dell’istruzione, della sanità e del welfare: saranno annullate le sovvenzioni per il doposcuola ai lavoratori con figli a carico e le esenzioni al pagamento dell’assicurazione sanitaria per le madri casalinghe; per tutti gli altri, sempre in materia di assicurazione sanitaria, sarà ridotto il contributo con un risparmio statale di 200 milioni di NIS (43,3 milioni di euro) che saranno compensati direttamente dai cittadini. Sono previsti anche aumenti delle tasse: la pressione fiscale sul reddito dei privati salirà dell’1,5 per cento, dell’1 per cento per quanto riguarda le imprese; l’IVA sarà incrementata di un punto passando dal 17 al 18 per cento. Aumenteranno anche alcuni dazi doganali: quelli che riguardano il settore tessile e l’importazione di pesce.
La riduzione della spesa pubblica riguarderà anche anche altri settori: trasporti e difesa. Dopo una lunga discussione tra i rappresentanti del ministero della Difesa e quello delle Finanze, è stato raggiunto un compromesso: le spese militari (che rappresentano circa il 15 per cento della spesa totale) subiranno un taglio di 3 miliardi di NIS (648 milioni di euro), meno però di quanto previsto inizialmente (4 miliardi di NIS). Netanyahu ha infatti spiegato che «l’esercito israeliano deve proseguire la sua cura dimagrante ma abbiamo anche bisogno di più Iron Dome», facendo riferimento al sistema di difesa anti-missile e anti-razzo.
Nell’introduzione scritta dal ministro delle Finanze Yair Lapid, popolare ex giornalista televisivo, si legge: «Da un lato il bilancio contiene i maggiori tagli nella storia del paese. Si tratta di misure dolorose, ma necessarie e sono rivolte al bene delle persone che lavorano». Lapid, che aveva condotto la sua campagna elettorale in difesa della classe media, è stato accusato di aver tradito il suo mandato: un giornalista di Haaretz lo ha ad esempio accusato di «prendere i soldi dalle tasche delle classi medie e medio-basse» senza intaccare i grandi patrimoni: avrebbe insomma scelto di «prendere la via più facile, piuttosto che combattere con i più potenti». Il risultato sarà un «aumento della disuguaglianza e la trasformazione di Israele in un paese con due classi principali: ricchi e poveri; è vero che questa è la tendenza dei paesi più sviluppati, ma non significa che Israele debba seguirla, come invece sta accadendo oggi». Le misure di austerità decise da Lapid rischiano inoltre di essere regressive: mentre la classe media spende tutto ciò che guadagna in prodotti e servizi, i ricchi utilizzano solo una parte del loro reddito, mentre il resto lo depositano in banca.
In un sondaggio del quotidiano Israel HaYom, il 62,5 per cento della popolazione si è dichiarata contraria alle nuove misure di austerità , e il 40,6 per cento ha detto che prevede un peggioramento della propria situazione economica nei prossimi mesi. La popolarità di Lapid è diminuita molto: il 53,9 per cento degli israeliani ha infatti spiegato di aver perso la fiducia nei suoi confronti. Dopo il voto favorevole del Consiglio dei ministri il bilancio dovrà essere presentato alla Knesset, il Parlamento israeliano, che dovrà approvarlo entro il prossimo 31 luglio.
Foto: manifestazioni di protesta a Tel Aviv contro le misure di austerità
previste dal nuovo bilancio, 11 maggio 2013 (Uriel Sinai/Getty Images)
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