“Con la riforma ogni anno 80mila nuovi italiani”

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ROMA — Alda è nata a Roma, va in un asilo privato della capitale, parla italiano e dice «io magno», invece di «io mangio»: un’inflessione romanesca che preoccupa i genitori. Alda però non è italiana, almeno a leggere i suoi documenti. Tutta colpa di mamma e papà  che sono ucraini. O meglio: tutta colpa della nostra legge sulla cittadinanza del ‘92, basata sullo ius sanguinis (Alda ha preso la cittadinanza dei genitori). E se passasse il principio dello ius soli?
Tutto cambierebbe. Tanti sarebbero infatti i nuovi italiani, se la cittadinanza venisse data a ciascun bambino straniero nato nel nostro Paese: 80mila solo nell’ultimo anno. A fare i conti è la fondazione Leone Moressa.
Nelle culle italiane, nell’ultimo anno sono nati 79.261 bambini con genitori stranieri: dal 2002 la loro incidenza sul totale dei nati è passata dal 6,2% al 14,5%. Questo vuol dire che se già  valesse lo ius soli, il 14,5% dei nuovi cittadini italiani sarebbe figlia di immigrati. Oggi i bimbi stranieri, considerando anche coloro che sono nati all’estero, sono quasi un milione (il 10% dei minori, 7 punti in più del 2002). Ma se consideriamo solo le seconde generazioni, vale a dire coloro che sono nati in Italia, ci fermiamo a quota 730mila: un esercito di giovani italiani, se da sempre nel nostro Paese si applicasse lo ius soli.
Dove vivono questi bimbi multietnici? «Oltre la metà  si concentra al Nord, il 38,2% nel Nord Ovest e il 29,2% nel Nord Est. A livello regionale – spiegano alla Moressa – è sicuramente la Lombardia la regione in cui l’applicazione dello ius soli avrebbe più impatto, in quanto qui si concentra oltre un quarto delle nascite da genitori stranieri, a seguire il Veneto e l’Emilia Romagna, rispettivamente con il 12,7% e il 12,3%». È interessante poi notare come non siano le grandi città  a presentare il maggior numero di nati stranieri sul totale, ma Mantova e Brescia per la Lombardia, con rispettivamente un’incidenza del 29,9% e del 29,8%, Treviso e Vicenza per il Veneto (23,7% e 23,2%) e, infine, Modena e Reggio Emilia per l’Emilia Romagna (28,2% e 25,5%). Quanto alle origini di questi nuovi bimbi italiani, «i figli di genitori stranieri nati nel 2011 – si legge nello studio della fondazione – sono prevalentemente romeni, marocchini e albanesi, rispettivamente il 19,6%, il 15,6% e l’11,7% dei nati stranieri totali». Seguono: cinesi, indiani, tunisini, bengalesi, egiziani, pakistani, nigeriani. «L’attuale legge sulla cittadinanza – concludono i tecnici della Moressa – non trova più corrispondenza nelle realtà  del fenomeno migratorio contemporaneo».


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