Aleppo, i tribunali della Sharìa Al Qaeda amministra la giustizia

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Con gravissimi problemi però, che mettono l’accento sulla deriva del fondamentalismo islamico. In particolare nella regione di Aleppo la brigata integralista di Jabhat al-Nusra, che annovera tra i suoi quadri combattenti centinaia di jihadisti volontari arrivati dall’estero e di recente ha annunciato la propria alleanza con Al Qaeda in Iraq, applica le regole coraniche in modo rigoroso.
«Hanno una visione radicale dello scontro con il mondo sciita e con gli alawiti che sostengono la dittatura di Bashar Assad. Agiscono nel nome della guerra santa. E non hanno alcuna tolleranza per i cittadini siriani laici», puntano il dito diversi commercianti locali. Uno di loro, noto come il 53enne Abu Ali, solo un mese fa ha denunciato sulla rete il proprio arresto a un posto di blocco alle porte di Aleppo da parte delle milizie di al-Nusra. Il motivo? «Trasportavo sul mio camion centinaia di bottiglie di whisky nascoste in una cisterna d’acqua», dice. I giudici islamici, in realtà  imam delle moschee locali reclutati dai ribelli, lo minacciano assieme a due complici di chiuderli in cella per tre mesi. Alla fine se la cavano con 25 frustate a testa. Ma il messaggio è valido per tutti.
La talebanizzazione della società  siriana sotto il tallone delle brigate religiose rischia di creare seri attriti con l’amministrazione americana e gli altri governi occidentali propensi ad aiutare la causa della rivoluzione contro la repressione crudele e indiscriminata messa in atto dalla dittatura di Bashar Assad sin da quando ancora le proteste erano sostanzialmente pacifiche. Una repressione che non accenna a fermarsi. Il numero delle vittime dal marzo 2011 sfiora ormai quota 100.000. L’Onu valuta il numero di profughi fuggiti all’estero a quasi un milione e mezzo. Ieri le organizzazioni dell’opposizione hanno denunciato l’ennesimo massacro di una quarantina di persone nel villaggio sunnita di Bayda, non lontano dal porto di Baniyas, che delimita i confini settentrionali della grande enclave alawita costiera. E c’è di più: i ribelli segnalano un numero crescente di soldati iraniani e volontari sciiti dell’Hezbollah libanese tra i lealisti.
Alla durezza del regime corrisponde dunque il radicalizzarsi dell’opposizione. Tra le brigate rivoluzionarie è in corso una insidiosa guerra per il monopolio della lotta contro il governo di Damasco ed il controllo del territorio. Sono gli stessi ribelli a parlare ormai apertamente di «signori della guerra» che localmente nelle zone liberate del centro-nord esercitano il loro potere senza limiti. E Al-Nusra è destinata a guadagnare punti. «Ad Aleppo se vuoi ottenere qualche cosa devi inevitabilmente rivolgerti ad Al Nusra. Solo loro hanno la reputazione di agire velocemente e in modo equo», sostengono alcuni locali citati dal Times di Londra. Sono loro a controllare la distribuzione del cibo, dell’acqua, dei generatori, della farina per i fornai, persino degli appartamenti per gli sfollati. Non stupisce quindi che gestiscano anche i tribunali e le prigioni. Una sfida aperta per i politici della Coalizione Nazionale Siriana che assieme all’Esercito Siriano Libero cercano il sostegno dell’Occidente. Dicono ad Aleppo: «Magari nelle cancellerie europee trovano ascolto. Ma qui, sul campo, sono le brigate islamiche e i locali a dettare legge».


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