Per le riforme il «modello Costituente»
ROMA — «Mi chiedete se mi vedo bene come presidente della Convenzione per le riforme. Io sono sempre il più bravo in tutto e certo mi vedo bene». Berlusconi conferma l’interesse a guidare l’organismo che dovrà modificare la Costituzione e del quale hanno fatto esplicito cenno i «saggi» incaricati dal presidente Napolitano di stendere un’agenda delle riforme. Il Cavaliere rivendica il diritto del centrodestra di potere occupare questa casella dato che tutte le altre posizioni di vertice nelle istituzioni sono occupate da esponenti della sinistra. Berlusconi vuole ritagliarsi così il ruolo di padre costituente della nuova Repubblica che, come auspica il premier Letta, dovrà chiudere un periodo di transizione durato circa un ventennio.
Al momento, però, è ancora da definire come questa entità prenderà vita. A occuparsene sarà il ministro delle Riforme Quagliariello (Pdl) che non si arrischia ad avanzare nomi, trincerandosi dietro una fase del tipo «il presidente dovrà venire eletto dai vari componenti. È prematuro dire altro». Quagliariello qualcosa, però, dice su come intende procedere. «Ora, dopo il voto di fiducia, mi metterò a lavorare con i capigruppo a un testo per le mozioni bipartisan che verranno presentate in Parlamento per fare partire la Convenzione per le riforme». Esistono al riguardo già due precedenti, uno del 1985 quando si istituì la commissione Bozzi e il secondo nel 1997 quando venne insediata la Bicamerale guidata da Massimo D’Alema. Ed è facile prevedere che ad essi si rifarà il ministro.
Anche sulla composizione, cioè su quanti devono essere i parlamentari e quanti invece i non eletti, si dovrà attendere qualche giorno. «Dovremo concordarla con i capigruppo», puntualizza lo stesso Quagliariello. Circola, però, l’idea che il numero dei componenti possa essere 75, come quello della Costituente che nell’arco di 18 mesi — il periodo indicato dal premier Letta per rivedere l’architettura istituzionale — redasse la Costituzione repubblicana. Ogni delegazione dei partiti, scelta in proporzione alla percentuale dei voti raccolti alle Politiche, potrà avere, tra i suoi rappresentanti, un terzo di personalità esterne al Parlamento. Di «Convenzione per le riforme» aveva parlato Pier Luigi Bersani durante il suo tentativo (fallito) di formare un governo immaginando che a guidarlo fosse un esponente del centrodestra. Ora si è entrati nella fase operativa seguendo la traccia indicata dai «saggi» incaricati dal presidente Napolitano. Assieme agli atti di indirizzo rivolti al Parlamento, «dovrebbe essere presentata una legge costituzionale per formalizzare il lavoro della commissione». La discussione non rimarrà all’interno del Palazzo ma vedrà coinvolti anche studiosi e giovani attraverso il ricorso al web e ad accordi con le università . Quando, infine, si tratterà di decidere tra semipresidenzialismo e premierato rafforzato è possibile che si faccia ricorso a un referendum di indirizzo.
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