Imu, Iva e spese da finanziare Servono almeno 11 miliardi

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ROMA — Tanto per cominciare le spese che non hanno più copertura in bilancio dovranno essere rifinanziate o cancellate. E sono i primi quattro-cinque miliardi da trovare. Poi c’è il costo del compromesso politico con i partiti di governo sull’Imu, e le tasse pronte a scattare, come Iva e Tarsu, che potrebbe aggirarsi anche questo intorno ai quattro o cinque miliardi. E quello del nuovo programma di governo, tra due e quattro miliardi. Oltre all’incertezza politica c’è anche un bel mucchio di soldi, undici miliardi che potrebbero salire fino a trenta, che pesa sulle sorti del governo affidato a Enrico Letta.
Il bilancio viaggia sul filo del pareggio e non ci sono soldi per finanziare le nuove spese considerate indispensabili, scongiurare o limitare l’aumento delle tasse già  deciso, rilanciare l’economia, il lavoro e la crescita, proteggere i più deboli. Quello che serve dovrà  essere trovato contando sulla benevolenza di Bruxelles, ma comunque tagliando le spese con una manovra correttiva che sarà  uno dei primi atti del nuovo esecutivo, se Letta scioglierà  la riserva. Anche se recuperare risorse nel bilancio non sarà  facile, perché dopo due tornate di spending review la stessa Corte dei Conti sottolinea che i margini immediati di risparmio sono molto ridotti.
Il nodo principale sul tavolo del premier incaricato è quello dell’Imu sulla prima casa. Il Pdl chiede la restituzione per il 2012 e la cancellazione per il futuro. Per soddisfare in pieno Berlusconi servirebbero, dunque, dodici miliardi sull’unghia. Più altri quattro l’anno dal 2015. Eliminare l’Imu sulla prima casa per chi paga fino a 500 euro, come chiede il Pd, esenterebbe dalla tassa il 90% dei contribuenti, ma verrebbero a mancare almeno 2,5 miliardi, a meno di non caricarli sul restante 10% dei contribuenti, i più ricchi, che già  pagano il 33% dell’Imu complessiva.
La restituzione dell’Imu pregressa, poi, è ancora più problematica. Se non altro perché parte dei soldi (600 milioni per il 2012) dovrebbe tornare indietro dai Comuni. Se il Pdl non dovesse rinunciarvi, resta l’ipotesi di compensare la tassa con nuovi titoli di Stato. I 4 miliardi peserebbero sul debito e non sul deficit, e il conto sarebbe digeribile molto più facilmente. Ancor più difficile scongiurare gli aumenti dell’Iva e della Tares, la nuova Tarsu, per le quali servono 3 miliardi sul 2013 e 5 dal 2014.
Risolta la dirimente dell’Imu, e ancora prima di addentrarsi nelle esigenze finanziare del programma politico, Letta dovrà  ragionare con Pd, Pdl e Scelta Civica sulle spese che non hanno più copertura in bilancio. Servono tra 800 milioni e un miliardo e mezzo per rifinanziare gli ammortizzatori sociali, che sono scoperti da maggio; e un miliardo per le missioni di pace, necessario da ottobre. Entro giugno si presenteranno anche i nodi della scadenza delle proroghe per i contratti dei precari dello Stato e degli sfratti. Per il 2014 servono infine 2 miliardi per evitare l’aumento dei ticket sanitari a carico dei cittadini.
Poi c’è il programma di governo, da finanziare. Lo stesso Letta ha prefigurato un allentamento della stretta, e tutti i partiti chiedono misure di rilancio per l’economia. Le detrazioni sollecitate dal Pdl o il credito d’imposta suggerito dai Saggi di Napolitano non costano molto, ma tra 2 e 4 miliardi per un pacchetto di rilancio dell’economia e di sostegno alle imprese e ai ceti più deboli serviranno. Come servirebbero altri soldi per stabilizzare al 55%, come chiede il Pd, le detrazioni sulle ristrutturazioni edilizie (che da metà  2013 scendono tutte al 36%). In tutto le «esigenze» oscillerebbero tra gli 11 e i 29-30 miliardi di euro.
Da trovare con tagli alle spese: 4 con un nuovo giro di spending review, minimo altri 2 da una manovra che appare scontata sulla spesa sanitaria. Altrettanti potrebbero derivare da una nuova stretta sull’evasione con altre limitazioni all’uso del contante (se Berlusconi accetterà ). E a disposizione c’è il pacchetto del Pdl per l’inasprimento su giochi, lotterie, alcolici e tabacchi: varrebbe 4 miliardi l’anno. Proprio quello che servirebbe per cancellare l’Imu.
Mario Sensini


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