Franceschini contestato Blitz al ristorante e processo su Facebook

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ROMA — Non è finita lì. Non ci sono stati solo gli insulti di sabato notte per il pd Dario Franceschini. Intravisto dai manifestanti pro-Rodotà  al ristorante era divenuto subito bersaglio di cori: «Che te vada per traverso—Che te vada per traverso». Attacchi: «Traditore», «Vergogna», «Buffone». E l’insolenza di un ragazzo avvolto in una bandiera rossa: «A Franceschì, ma li mortac..».
Ieri il bis di critiche dure su Facebook al commento di Franceschini: «La mia colpa è avere votato Napolitano e non Rodotà ». «Dario la tua colpa è fare il governissimo con Berlusconi». Oppure: «Avete stancato prima piangevate per Silvietto adesso per i grillini non è che non capite che avete stancato?». O di peggio: «Siete voi le vere escort di Berlusconi».
Attacchi estesi a Enrico Letta che ieri ha pubblicato un messaggio di solidarietà  al collega: «Qualcuno dovrebbe rendersi conto che a istigare la violenza verbale breve è il passo verso quella fisica». «Cosa ti aspettavi una festa? Avete resuscitato Berlusconi. Non siete stati di parola. Dovete solo andare a casa», era fra le repliche più «politically correct». Peraltro, nella quasi totalità , opera di militanti del Pd delusi. C’era anche chi ricordava che «la scheda del Pd è di plastica e va gettata nel cassonetto apposito».
Il video di Nino Luca sull’accaduto in poche ore è divenuto il più cliccato di Corriere.it. E ne è nato un caso. Malgrado lo stesso Franceschini ci tenga a precisare: «Non è successo quasi nulla. È stato solo il segnale di un clima generale preoccupante. I social network ci bersagliano di post. Siamo sommersi di mail-bombing. C’è il rischio che qualcuno si senta condizionato».
«Anche io subisco sempre contestazioni — minimizza Grillo —. Uno li lascia parlare e finisce lì. A Trieste, dove sono arrivato con una barchetta, ho subito la migliore contestazione della mia vita. Uno si è avvicinato in gommone e mi ha gridato al megafono: “Signor Grillo, qui non è la Sicilia”». E comunque i grillini, additati sabato sera da Franceschini in un tweet, ci tengono a dissociarsi da quella contestazione. «Se aggressione c’è stata, non sono stati i nostri. Ma esponenti di Rifondazione che, attraverso un vetro lo hanno visto in un ristorante e lo hanno contestato verbalmente. Lui si è vergognato un po’ ed è andato in una zona dove non lo vedevano», rimarca Patrizia Terzoni del M5S.
La prova che il problema più spinoso non siano solo i grillini, a Franceschini ieri è arrivata dopo aver postato un altro messaggio: «Piccolo promemoria per chi insulta in rete: abbiamo eletto Napolitano con i voti di Berlusconi, esattamente come fu per Ciampi nel ’94». Dure le repliche: «No, Berlusconi ha eletto Napolitano con i voti del Pd», era la replica. «Non è la stessa situazione. Non offendere l’intelligenza di noi elettori di sinistra…». «Se nel ’94 poteva essere giustificato un dialogo con Berlusconi, supponendo (in malafede) che non lo conosceste, dopo 20 anni, con l’emblema non solo del liberismo ma anche dell’anomalia italiana, NON si doveva discutere». «Infatti è da 20 anni che fate inciuci». «Ciampi nel ’94?? Massa di incompetenti». «Grazie per averci ricordato che il Pd è in pieno accordo con Berlusconi da vent’anni, alla faccia dei suoi elettori. Spero se lo ricordino tutti, alle prossime elezioni». «Errare è umano, perseverare è diabolico». E infine: «Bravi, non vi mando aff…lo tanto ci state andando da soli». «Pensi che la maggior parte delle famiglie non può andare neanche in trattoria grazie a gente come lei… vergognatevi».
Non è andata meglio a Enrico Letta e al suo paventare il passaggio dalla violenza verbale a quella fisica: «Anche il vostro comportamento è istigazione alla violenza», commentava Luca. «Piantala cretino… vi ho votato sempre e ci avete sputato sopra ai 9 milioni di voti», aggiungeva Goffredo. «Siete voi i veri violenti, siete voi i traditori di un popolo» rincarava Filippo. E Alessandra: «Berlusconi e la sua banda fanno da anni violenza verbale, fisica, si fanno beffa delle istituzioni, della giustizia. Ma voi con la vostra complicità  ottusa li avete ancora salvati. Il Pd è finito. Troppo amico del nano schifoso!!!».


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    LA DEMAGOGIA non si traduce facilmente in rappresentanza parlamentare. Vive di politica diretta e il suo più grande ostacolo è la normalità  che segue il voto. Si adatta meglio ad una permanente campagna elettorale perché retta sull’espressività  e sull’arte affabulatrice del leader, la ricerca dell’applauso e del contatto diretto con il pubblico. La demagogia si avvale di una retorica spesso aggressiva.

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