Il Grande Fratello dei bambini boom di telecamere all’asilo per controllare figli e maestre

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GIOCANO senza accorgersi di essere scrutati con attenzione e affetto. Gattonano inconsapevoli sotto l’occhio dei genitori lontani chilometri. Mangiano, ridono e si impiastricciano le mani con i colori, seguiti dalle educatrici osservate da una telecamera a circuito chiuso che registra ogni movimento o ripresi da una web cam che rilancia l’immagine sui pc di mamme e papà  al lavoro.
MA CON l’ansia di sapere in ogni istante come stanno i loro pargoli. Il Grande Fratello ora abita anche qui, tra pappe e bebè. Si moltiplicano le telecamere negli asili da Palermo a Bolzano, dove l’altra settimana ne sono state installate cinque, da Milano a Nola, da Ivrea a Taranto a decine offrono registrazioni video o collegamenti in rete ai genitori in cerca di rassicurazioni. Perché le storie finite sui giornali di piccoli abusati e maltratti alle materne, da Pistoia a Pavia, da Torino a Messina, hanno incrinato la fiducia. E così corre sul web la rivolta delle mamme impaurite e si moltiplicano gli appelli on line a firmare la petizione che chiede per legge riprese in tutti gli asili mentre crescono i consensi all’indirizzo facebook.
Telecamere, una scelta controversa. Che vede il timore per i figli contrapposto alla privacy, passando per il rapporto scuola- famiglia da costruire e il rispetto dei diritti dei lavoratori il cui controllo a distanza è vietato per legge. «Le mele marce ci sono ovunque ma con le riprese non si risolve il problema e si tocca il diritto alla privacy di minori e adulti, si invade l’attività  pedagogica e lede la libertà  dei lavoratori», dice Massimo Mari, della Cgil e ricorda che per mettere le telecamere ci vuole il via libera di genitori, sindacati e ufficio del lavoro.
Video in classe, telecamere all’asilo, per amore non solo per paura. «Guardarlo al computer mentre lavoro placa un po’ il senso di colpa, mi dà  l’impressione di poterlo seguire sempre e capire di lui, mentre gioca senza sapere che lo vedo, nuove cose», racconta Enrica il cui figlio va all’asilo Leader di Palermo dove giocano 180 bambini seguiti per due ore al giorno dalla web cam, senza
l’audio però. «Non l’abbiamo messo per controllare le educatrici, ma per le mamme che dall’ufficio con una semplice password possono accedere alla classe dove gioca il loro piccolo», assicurano i dirigenti.
Stesso sistema all’asilo Pollicino di Vigevano, tra i primi nel 2004 a mettere la web cam, mentre al Baby Planet di Roma la telecamera è a circuito chiuso e i genitori se vogliono vanno in sede. «Arrivano soprattutto i primi giorni quando i bambini non sono abituati al nuovo ambiente, e così possono vedere, senza che il figlio se ne accorga, come si relaziona con i coetanei e le maestre», dice la responsabile Piera Chenet.
A Mantova come a Bolzano, la telecamera registra ogni settimana, poi cancella e riparte. «È una garanzia per genitori ed educatori», dicono negli asili, consci degli scandali in diverse città , ma anche di genitori iperprotettivi. Non tutti però sono favorevoli. «Il video seda l’ansia dei grandi ma non stimola l’autonomia dei bambini che devono crescere staccandosi da mamma e papà », dice Davide Guarneri presidente dell’Associazione italiana genitori, sulla stessa linea della docente di psicologia dell’età  evolutiva Anna Oliverio Ferraris: «Questa mania di controllo fa salire l’ansia invece di placarla, non aiuta a creare un rapporto di fiducia con la scuola, non aiuta genitori e figli ad acquistare autonomia spezzando il cordone ombelicale e scoprendo il mondo».
E così c’è anche chi dice basta. Come le mamme i cui bambini vanno all’asilo i 2liocorni di Milano. Per la prima volta quest’anno hanno detto no alla web cam. Per far crescere il figlio lontano dagli occhi, non dal cuore.


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