SE L’AMERICA FACESSE PAGARE DI PIà™ I RICCHI

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Un fattore importante e di cui in America si parla poco, nel dibattito sullo stato precario dei conti pubblici, è che sia le famiglie sia il settore pubblico risparmiano pochissimo.
E che questo contribuisce alla fragilità  delle finanze federali. Nel 2011 il risparmio nazionale netto in percentuale del Prodotto interno lordo è stato di meno 0,7 per cento. Per fare un confronto, in Germania è del 6,1, in Giappone del 6,6 e in Cina addirittura del 40,6 per cento. Negli Stati Uniti, durante gli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria del 2008, la crescita economica e occupazionale e la disponibilità  di credito in abbondanza e a costi accessibili hanno stimolato fortemente i consumi delle persone e delle famiglie. Ma non è questa l’unica ragione del bassissimo tasso di risparmio in America. Il governo di Washington, oltre a raccogliere un gettito fiscale inferiore rispetto ad altri Paesi sviluppati, ha un sistema fiscale che privilegia le imposte sul reddito rispetto a quelle sui consumi. Questo fattore stimola ancora di più i consumi, comprime il risparmio e limita una fonte di introiti potenzialmente importante per lo Stato.
Gli Stati Uniti, tuttavia, dovrebbero prendere misure anche per limitare i colossali trasferimenti di fondi determinati dalle tasse che pagano i più giovani, e che vengono spesi prevalentemente per la popolazione più anziana. Questi trasferimenti avvengono nonostante gli anziani siano comparativamente più ricchi dei giovani e spendano di più, specialmente per la salute.
Questa spesa così ingente è dovuta a sua volta al fatto che l’America ha il sistema sanitario più costoso del mondo, e uno dei meno efficienti fra i Paesi sviluppati. La sanità  Usa consuma una cifra equivalente al 18 per cento del Pil, cioè l’80 per cento in più della media di quello che si spende per la salute nelle democrazie più ricche del pianeta. Eppure, nonostante questa spesa smisurata, i risultati sono molto peggiori di quelli dei Paesi con un livello di sviluppo comparabile. Nonostante un reddito pro capite superiore alla media dei Paesi dell’Ocse del 40 per cento, gli Stati Uniti sono al di sotto della media per aspettativa di vita, mortalità  infantile e per gli altri indicatori che misurano la qualità  del sistema sanitario.
La disuguaglianza nell’accesso alle cure sanitarie è solo una manifestazione fra le tante della vasta gamma di disuguaglianze socioeconomiche che si sono accumulate negli Stati Uniti. Il gigante nordamericano ha il peggior livello di disuguaglianza economica di tutti i Paesi avanzati, con livelli quasi uguali a quelli di Paesi di leggendaria iniquità  sociale come il Messico, la Turchia e il Cile. Nel 2012, l’1 per cento più ricco degli Stati Uniti ha guadagnato il 20 per cento del reddito totale, un record che non si vedeva dal 1929.
Se gli Stati Uniti riformassero il loro sistema tributario e la loro spesa sociale in modo tale da collocarsi a metà  strada di quello che è la norma nelle democrazie avanzate, il 10 per cento più ricco della popolazione dovrebbe pagare il 9 per cento in più di tasse. Ma se questi introiti addizionali venissero trasferiti al 10 per cento più povero della popolazione, il reddito annuo di questi ultimi aumenterebbe del 36 per cento e milioni di loro entrerebbero a far parte della classe media. Anche con questi cambiamenti, il 10 per cento più ricco avrebbe un reddito 10 volte superiore a quello del 10 per cento più povero.
Questo dato diventa ancora più eclatante se lo applichiamo all’1 per cento più ricco, un gruppo che guadagna 260 volte di più del 10 per cento più povero. Perciò, aumentare anche soltanto del 4 per cento le imposte sul reddito a quell’1 per cento che guadagna di più genererebbe fondi tali da consentire di aumentare del 50 per cento le entrate del 10 per cento della popolazione che guadagna meno.
È ovvio che aumentare le tasse a quelli che guadagnano e possiedono di più, e ripartire queste risorse fra quelli che guadagnano di meno, funziona sempre meglio nella teoria che nella pratica. Queste politiche ridistributive possono avere effetti indiretti molto nocivi. Ma questi dati vogliono soltanto offrire un punto di vista diverso sui problemi di bilancio degli Stati Uniti. Un punto di vista il cui messaggio centrale è che, visto il clima politico attuale a Washington, le riforme economiche più necessarie sono anche quelle che hanno le minori probabilità  di essere approvate.
(Traduzione di Fabio Galimberti)


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