Il Csm trasferisce Ingroia ad Aosta Il pm: “Lì non ci vado, è una punizione”

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ROMA – Per ora c’è una certezza nell’Ingroia story. La dice lui stesso: «Io, ad Aosta, non ci vado». Lì ha deciso di mandarlo il Csm – 19 voti a favore, il vice presidente Vietti compreso, 7 astenuti, tra cui il procuratore generale della Cassazione Ciani – per fare il pm. Un passo verso di lui, dal loro punto di vista, perché fino a 24 ore prima il destino di Antonio Ingroia era fare il giudice in soprannumero sempre ad Aosta. Poi s’è impuntata Magistratura indipendente, una notte di trattative, alla fine il presidente della terza commissione Roberto Rossi, della sinistra di Area, ha preferito ritirare la proposta perché «su certe vicende il Csm dev’essere unito».
Ma ad Ingroia non basta. Tutt’altro. I giornalisti lo pressano e lui mette fuori tutto il dissenso per una decisione che lo «sconcerta», «punitiva» e burocratica. Fa presente che ha tentato di fermare il voto con la richiesta d’essere sentito, ma gli è stato detto di no da Rossi perché «un’interlocuzione c’era già  stata». Adesso farà  ricorso al Tar? Lui è vago: «Non si esclude mai nulla». Come lo è sull’ipotesi di lasciare la magistratura. «Dimissioni imminenti? Direi di no, anche se magari qualcuno lo vorrebbe». Poi, amaro nella voce: «Non l’ho fatto finora per non dare questa soddisfazione. Il punto è se permarranno condizioni per svolgere il mio ruolo con la toga in modo dignitoso, facendo ciò che so fare, non ciò che non so fare».
È evidente che non se la sente di appenderla al chiodo. Adesso la sua intenzione è dare battaglia al Csm sul no all’aspettativa per dirigere Riscossione Sicilia, l’Equitalia dell’isola. Ne spiega le ragioni: «Ho diritto di spiegare al Csm perché non sono d’accordo sulla loro decisione, perché hanno sbagliato, perché un magistrato può ben dirigere quella struttura». Solo a quel punto, se il Csm dovesse ostinarsi nel negare l’aspettativa, Ingroia deciderà  che fare. Ma già  premette: «Sono legato alla toga e rinunciarvi sarebbe una scelta dura e difficile, valuterò anche questo al momento opportuno». Per ora solo commenti anti-Csm: «Ho fatto per 25 anni il magistrato in Sicilia, in trincea, sempre scortato: la loro decisione è ingenerosa, visti i tanti magistrati che sono stati abbondantemente autorizzati agli incarichi più diversi, negli organismi pubblici più disparati».
Inutile tentare di cavargli di più. Ce l’ha con il Csm che si è rifiutato di valorizzare la sua professionalità , ma rinvia lo showdown a quando la partita con palazzo dei Marescialli sarà  chiusa. A quel punto o dentro o fuori. Se effettivamente Ingroia rifiuterà  Aosta, non potrà  che uscire dalla magistratura. Ma è un passo che gli pesa molto e che sarà  proprio l’ultima chance. Solo quando potrà  dire che lo hanno costretto a farlo. Spiegherà , in quel momento, le cose che adesso accenna soltanto, quelle «ragioni» che già  ora dice di aver capito ma non vuole rivelare. L’ultima osservazione è pessimista: «Registro che sono stato sottoposto a un trattamento deteriore e ingiusto e per quanto possa fare il più spietato esame di coscienza non vedo quali colpe debba espiare: mi rifiuto di credere che c’entrino le indagini svolte nei confronti di tanti potenti, l’inchiesta su mafia e istituzioni, l’esercizio di diritti costituzionali come l’elettorato passivo o la libertà  di espressione».


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