Bonifica fantasma a Bagnoli: disastro ambientale

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NAPOLI – Una «bonifica virtuale» da 107 milioni di euro. Dopo l’incendio di Città  della Scienza, il quartiere napoletano di Bagnoli deve fare i conti con un’indagine della Procura sfociata nel sequestro preventivo delle aree industriali dove sorgevano gli stabilimenti Italsider ed Eternit. Il sogno di un futuro a vocazione turistica, quando più di venti anni sono trascorsi dalla chiusura dell’acciaieria, sembra dunque lasciare il posto a una dismissione infinita, dove gli interventi concepiti per risanare il territorio, secondo i magistrati, avrebbero invece «aggravato l’inquinamento dei suoli», determinando «un pericolo ambientale con immensa capacità  diffusiva che coinvolge l’integrità  della salute di un numero non individuabile di persone». Questo perché, ad esempio, sotto il terreno del Parco dello Sport, una delle aree sequestrate, sarebbero stati interrati rifiuti industriali «inconciliabili con qualsivoglia bonifica» in quanto, è la tesi della Procura, erano finite le risorse per mandarli in discarica. «Hanno fatto una miscelazione di rifiuti», affermava il capo cantiere di una ditta nel corso di una intercettazione del 2007 allegata agli atti. E dalla colmata, a causa di un cattivo funzionamento della barriera idraulica, finiscono nel mare di Bagnoli idrocarburi e altri veleni. Tutto in un contesto «di generalizzato conflitto di interesse» con «interscambio di ruoli tra controllori e controllati» che avrebbe determinato «il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali».
L’inchiesta era partita dalla denuncia di una donna malata di cancro, convinta di essersi ammalata per aver abitato tutta la vita nella zona di Bagnoli. È morta nel 2011, l’indagine però è andata avanti. Il pm Stefania Buda, con i procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fragliasso, ipotizza i reati di truffa e disastro ambientale. Gli indagati sono 21. Fra questi, gli ex vicesindaci di Napoli ed ex presidenti della società  di trasformazione urbana Bagnolifutura Rocco Papa e Sabatino Santangelo, l’allora direttore del ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini, l’attuale presidente di America’s Cup Napoli, Mario Hubler, dg di Bagnolifutura tra il 2007 e il febbraio 2012. Tutti si preparano a replicare alle accuse. «Non è un rinvio a giudizio, né una richiesta di rinvio a giudizio – si difende Hubler – Ho piena fiducia nell’operato della magistratura e sono convinto che nella giusta sede giudiziaria si accerterà  l’assoluta correttezza del mio operato». Secondo la difesa non si può parlare di «bonifica virtuale», al contrario gli interventi sarebbero stati eseguiti per un’estensione maggiore rispetto alla nuova previsione del piano urbanistico di Bagnolifutura e solo su questo punto, aggiungono i legali, sarebbe imperniata l’ipotesi di truffa.
Il decreto di sequestro, eseguito dai carabinieri del comando provinciale guidati dal colonnello Marco Minicucci e dai militari del Noe, è stato emesso dall’ufficio gip in composizione collegiale presieduto da Bruno D’Urso con i giudici a latere Francesco Chiaromonte e Luigi Giordano. Nel provvedimento i giudici chiedono «un nuovo progetto di bonifica», la rimozione della colmata e interventi da effettuare «tra i sei e i dodici mesi». Viene nominato custode l’attuale presidente di Bagnolifutura, il magistrato in pensione Omero Ambrogi. Ma il vice sindaco di Napoli, Tommaso Sodano, avverte: «Le risorse non sono sufficienti, i 50 milioni di euro per la bonifica di Bagnoli non sono adeguati». Il sindaco Luigi de Magistris invece assicura: «Il sequestro non ci deve fermare, anzi oggi forse è venuto il momento di dare una sveglia al Governo e al Parlamento affinché mettano i fondi per la bonifica, come fatto per altre aree critiche del Paese a cui hanno dato soldi».


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