«Sconvolti e umiliati: una sentenza assurda»

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ROMA. «Siamo sconvolti: ci sentiamo beffati e umiliati». Gli abitanti di Taranto – ieri a Roma per manifestare e attendere la sentenza della Consulta – si dicono «shockati» dalla decisione dei giudici della Corte Costituzionale. «I bambini continuano a morire, e a dire che siamo esposti ai tumori molto di più della media sono gli stessi dati del ministero della Salute», protesta Eleonora Occhinegro, una dei tarantini che hanno raggiunto in pullman piazza Montecitorio, partendo dal capoluogo pugliese. «Come è possibile che sia “costituzionale” una legge che permette all’Ilva di continuare a inquinare? Ora speriamo che la magistratura faccia ricorso alla Corte europea».
Tanti i giovani davanti alla Camera: «Non ce la facciamo più a vivere a Taranto, con il latte materno diamo ai nostri figli piombo e diossina», dice una ragazza che con un biberon marcato “Ilva” allatta simbolicamente un bambolotto.
Un uomo porta un cartello ingrandito con le proprie analisi: il livello di piombo nelle urine è 7,5, contro i 3,5 milligrammi per litro consentiti. Tiene in mano la foto di Alessandro, un ragazzo di 16 anni morto di fibrosi cistica nello scorso settembre: «Suo padre – spiega – va ogni giorno sulla sua tomba per scusarsi di averlo fatto crescere a Taranto».
«Noi non siamo per la chiusura di tutto – dice un ragazzo – Siamo coscienti che il lavoro è importante: ma la magistratura non a caso ha chiuso l’area a caldo, che produce le polveri ed è la più inquinante».
Non si vedono operai alla manifestazione dei tarantini: per il sindacato, e per chi lavora dentro l’Ilva, il tema è scottante. Eppure, di recente, alle fiaccolate e alle manifestazioni contro l’inquinamento avevano fatto capolino anche loro, le tute blu. Esposte più degli altri all’inquinamento, e insieme bersagliate da una catena infinita di infortuni: perché lo stabilimento dei Riva ha un alto tasso di «incidenti» sul lavoro, è una struttura mastodontica su cui si è investito poco.
I politici non si vedono, in piazza, tranne una delegazione del Movimento 5 Stelle, che dopo aver incontrato alla Camera un gruppo di manifestanti, sceglie di scendere per incontrare l’assemblea. I «grillini» sono parecchio diffidenti rispetto ai giornalisti, e all’inizio tentano di parlare soltanto con i cittadini di Taranto: ma essendo Piazza Montecitorio un luogo pubblico (non riusciamo a immaginarne uno più pubblico) devono «rassegnarsi» a rispondere a telecamere e microfoni. I tarantini, prima ancora dei cronisti, chiedono loro di prendere posizione, anche perché – si capisce parlando con diversi di loro – una buona parte ha votato proprio il movimento di Beppe Grillo.
I parlamentari pentastellati rispondono di essere «contrari rispetto al decreto Salva-Ilva, perché ha voluto rovesciare una sentenza della magistratura», ma per una posizione più precisa – spiega il deputato Massimo De Rosa – «ci riserviamo di aspettare la sentenza della Consulta». Ai tarantini che li incalzano, i «grillini» rispondono a volte un po’ in politichese: «Stiamo studiando la questione», «Aspettiamo la formazione della Commissione Ambiente», spiegano.
«Avete detto che volete cambiare le cose, allora prendete posizione», replicano i tarantini. «Ci fa piacere che siate venuti a parlarci e che siate corretti nel non fare promesse vaghe, ma ogni giorno che si ritarda rischia di morire una persona in più».
A questo punto chiediamo se, analogamente a quanto fatto per la Tav, andranno a Taranto: tanto non c’è da aspettare che si avvii una Commissione per manifestare. Il deputato Stefano Lucidi spiega che nel movimento ci sono contatti con i cittadini per un’eventuale discesa dei parlamentari a Taranto.


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