I 5 Stelle: no al voto anticipato E oggi occuperanno l’Aula

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ROMA — Il «new deal» del M5S punta a nuove tecniche di comunicazione — meno ostili nei confronti dei giornalisti —, a un rifiuto esplicito di un ritorno immediato alle urne e a un’occupazione simbolica delle aule parlamentari per sollecitare la formazione delle commissioni permanenti anche in assenza di un governo e di una maggioranza.
«Le elezioni a giugno sarebbero una sciagura, se non altro per una questione di costi», annuncia la capogruppo alla Camera Roberta Lombardi. Mentre il suo omologo al Senato, Vito Crimi, dice chiaro e tondo che la «legge elettorale non è una priorità » perché le urgenze per il Parlamento sono altre: «Il reddito minimo di cittadinanza, l’anticorruzione, l’ineleggibilità , l’abolizione dei finanziamenti all’editoria e ai partiti». Per cui, aggiunge il senatore, «se avessimo puntato alle elezioni, avremmo agito in modo diverso…».
Tutto questo i capigruppo grillini lo dicono in una inconsueta conferenza stampa lunga 70 minuti in cui rispondono — stavolta con disponibilità , come è stato stabilito al vertice di venerdì scorso con Beppe Grillo — alle domande dei cronisti. Il tema è l’occupazione delle aule parlamentari per chiedere ai presidenti di Camera e Senato di convocare subito le commissioni permanenti: «Il Parlamento deve poter essere messo in condizione di lavorare — dice Roberta Lombardi — perché ogni giorno che passa se ne vanno 500 mila euro per il funzionamento di Camera e Senato».
Dunque, oggi, al termine della seduta, i grillini hanno intenzione di rimanere in aula alla Camera fino alla «mezzanotte e un minuto», leggendo brani della Costituzione e del regolamento. Fuori, in piazza Montecitorio, ci saranno i militanti con le bandiere che terranno viva l’attenzione delle tv. La stessa scena si ripeterà  al Senato. Mentre per giovedì, il M5S ha inventato «l’autoconvocazione delle commissioni»: «Per l’incompatibilità  e l’ineleggibilità  â€” azzarda Crimi — faremo finta che sono già  insediate la giunte delle elezioni e svolgeremo la relazione sui casi di 30 parlamentari…». Comunque, tira dritto il senatore, in cima alla lista delle ineleggibilità  «c’è Silvio Berlusconi e, ai sensi della legge del ’57, anche i suoi avvocati», Longo e Ghedini: «È un vero scandalo che non si affronti il problema prima dell’elezione del capo dello Stato» che, per bocca dell’«ideologo» del M5S, il professor Paolo Becchi, non sarà  Romano Prodi: «Lo vedo come fumo negli occhi… sarebbe un disastro per l’Italia».
Ora la partita delle commissioni — che di norma si insediano dopo il voto di fiducia — si gioca nella conferenza dei capigruppo. Inizia il Senato che ha anticipato la riunione alle 10, con il presidente Pietro Grasso che rappresenterà  lo stato dell’arte: «Ho chiesto ai gruppi di avere le designazioni per le commissioni entro giovedì scorso e, tranne due eccezioni, sono sul mio tavolo». All’appello mancano il Pdl e il gruppo fiancheggiatore del Pdl, Gal, per cui Grasso non ci sta a passare per il «rallentatore» dei lavori parlamentari: «Se sarà  necessario, convocherò la giunta del regolamento ma è del tutto evidente che nel frattempo la commissione speciale (già  insediata, ndr) potrà  discutere tutte le questioni ritenute urgenti e non escludo che, su altri temi, si possano istituire altre commissioni speciali». Come dire, «fate le vostre proposte di merito». Crimi però non ci sta: «Devono partire tutte le commissioni, anche quella Agricoltura…». E i presidenti come si eleggono, non essendoci una maggioranza? «Con criteri di garanzia e di competenza». Poi, chiosa Lombardi che annuncia il disinteresse del M5S per la guida del Copasir e della Vigilanza Rai, «potremmo modificare la soluzione pro tempore. E cambiare i ruoli».


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