Stupro impunito, il ministro chiede le carte

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ROMA — Si riapre il caso dello “stupro di Montalto di Castro”. A 10 giorni dall’ultima decisione del Tribunale per i minori di Roma, e dopo aver letto le drammatiche testimonianze della vittima di quella violenza di gruppo («Sono stanca di lottare per avere giustizia ») e di sua madre Agata («Il branco è libero, mia figlia ha perso
tutto»), ieri su questo controverso processo è intervenuta il ministro della Giustizia Paola Severino. Promettendo di fare chiarezza. «Si tratta di una storia veramente straziante — dice il ministro — rispetto alla quale credo che si debba dimostrare il massimo interessamento. Mi attiverò per acquisire tutti gli elementi utili per ricostruire la vicenda». A sei anni dalla notte tra il 31 marzo e il primo aprile del 2007, in cui M. fu selvaggiamente violentata da otto suoi coetanei nella pineta di Montalto di Castro, il Tribunale per i minori di Roma il 25 marzo scorso ha deciso, per la seconda volta, che quei ragazzi del branco, oggi tutti maggiorenni, non meritano il carcere, ma una “messa in prova” di due anni presso i servizi sociali. Quella stessa “messa in prova” che già  nel processo di primo grado fu revocata dalla Corte di Cassazione, perché ritenuta “inadatta”.
Una decisione che sospende così di nuovo il processo contro gli otto giovani, senza che si sia arrivati ad una sentenza, nonostante la richiesta del pubblico ministero di una condanna di quattro anni di carcere per ciascuno. Con il risultato che oggi, M. Maria, così l’abbiamo chiamata, ha smesso di andare a scuola, vive uno stato di prostrazione e paura e si è dovuta allontanare dai luoghi in cui è cresciuta. I suoi aggressori invece, in attesa che il tribunale e i servizi sociali decidano nel luglio
prossimo quale sarà  il percorso riabilitativo, sono liberi, abitano ancora a Montalto di Castro con le loro famiglie, in un paese che li ha sempre pervicacemente difesi, definendo quello stupro di gruppo, una “ragazzata”. E ieri anche un gruppo di deputate del Pd, tra cui Silvia Fregolent, Marina Berlinghieri e Lorenza Bonaccorsi, hanno chiesto al ministro Severino di valutare «l’invio degli ispettori ministeriali al Tribunale dei Minori di Roma dopo l’ennesima decisione, già  bocciata dalla Cassazione, che ritarda ancora la sentenza sullo stupro di Montalto di Castro».
«A sei anni dalla barbarie della violenza del branco subita da una giovane minorenne, ora rischia di emergere una seconda violenza, quella della giustizia, che non riesce ad emettere una sentenza su fatti che dalle carte processuali sembrerebbero ormai verificati. Lottare per le pari opportunità  â€” aggiungono le parlamentari — significa garantire pari giustizia a tutti. Di fronte all’abominio della violenza fisica, lo Stato non può permettere che i cittadini si sentano prigionieri anche della violenza giudiziaria. Chi ha avuto il coraggio di denunciare la ferocia e l’inciviltà  di un gesto del genere ha il diritto di ricevere dallo Stato risposte certe e immediate». E Mara Carfagna, Pdl, ex ministro delle Pari Opportunità  e autrice della legge sullo stalking, commenta con amarezza: «Ho sempre sostenuto che per gli autori di uno stupro, anche se minorenni, l’unica risposta debba essere il carcere. Invece ciò che accade è che nonostante le denunce, i violentatori restano poi a piede libero, e magari in grado di tormentare ancora le vittime. Ed è questo — aggiunge Mara Carfagna — che spinge le donne a non denunciare, che le scoraggia nei confronti di una giustizia che spesso non arriva. Purtroppo la Corte Costituzionale bocciò il mio decreto antistrupro, in cui si prevedeva sempre l’obbligo di custodia cautelare per gli autori di violenza sessuale. Ritengo giusto che il ministro Severino apra un’inchiesta, anche se questo non risarcirà  del dolore quella giovane ragazza, così brutalmente aggredita».


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