Il piccolo principe del Marocco che gioca a fare il re in miniatura

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Quasi distaccato davanti agli onori che tutti gli attribuiscono, compresi i baciamano e i tappeti stesi ai suoi piedi. Moulay Hassan, che l’8 maggio compirà  dieci anni, è già  ora un re in miniatura: identico al sovrano che dal 1999 guida il Paese oggi più tranquillo (ma è relativo) della grande regione araba. Negli abiti occidentali e nei modi, nei gesti e negli sguardi, Hassan è apparso infatti un piccolo clone di M6 (come i marocchini chiamano il re), cosa che ha suscitato lo stupore misto a scherno di alcuni media francesi. «Baciamano di alti ufficiali a un gosse, un ragazzino? Seduto su un minitrono dove non tocca con i piedi per terra? Mah… Loro ci sono abituati…», commentava l’irriverente Yann Barthes su Canal Plus.
È vero: per i 32 milioni di sudditi del 22esimo monarca della dinastia alawide, che si fregia del titolo di «sherìf», ovvero discendente diretto di Maometto e come tale è guida anche religiosa del Marocco, il «culto» della famiglia reale è cosa antica e accettata. Non sempre e da tutti, ovviamente. Come in altre monarchie ben più conservatrici, si pensi al Golfo, il rispetto per i reggenti è un obbligo e spinge a denunciare chiunque sollevi critiche nei loro confronti, ne sanno qualcosa i giornalisti. Ma ai tempi di Internet le idee circolano comunque. E così sui blog marocchini si legge qualche critica all’uso del termine «moulay» ovvero «mia guida» per un bambino. E attacchi al baciamano, già  mal tollerato nei confronti del padre, per il principino. I critici però sono minoranza.
Quando Hassan nacque dieci anni fa, primo figlio di Mohammed VI e maschio, la festa fu generale e sentita. Le foto che svelavano il viso del bimbo e quello della madre (in passato la regina non si mostrava) furono venerate in ogni casa. Hassan, dal nome del terribile nonno Hassan II e futuro terzo sovrano con questo nome, ha poi avuto un trattamento speciale dalla Storia di cui, magari, avrebbe fatto a meno. Per volere del padre infatti «è il primo della dinastia ad essere già  nato re», come ha scritto il politologo Mohammed Al Ayadi: per la tradizione solo crescendo un principe riceveva l’investitura ad erede, suo nonno lo seppe a 28 anni. Ma per lui tutto ha assunto da subito un peso diverso: la circoncisione a due anni festeggiata dal padre che attraversava a cavallo la città  vecchia a Rabat portandolo in braccio, mentre si annunciava la liberazione di 48 mila carcerati, un record assoluto. I primi studi iniziati sotto il controllo inflessibile del sovrano. E soprattutto, a nemmeno quattro anni, l’inizio dell’apprendistato: insieme a papà  appena possibile per imparare il «mestiere» di re.
Le prime volte in situazioni più tranquille, come l’inaugurazione di una fiera agricola a Mekhnes in cui i presenti ricordano che il principino scappò ad ammirare gli agnelli. Poi in occasioni sempre più ufficiali fino alle riunioni di governo, all’accoglienza di re e presidenti (ben prima di Hollande), a importanti cerimonie religiose perché anche il piccolo Hassan discende dal Profeta e un giorno guiderà  spiritualmente il suo popolo. In queste occasioni lo si vede vestito in modo tradizionale, sempre identico al padre. E Hassan si muove ormai da solo e su YouTube circolano vari video, come quello in cui inaugura il nuovo zoo di Rabat (ispezione della guardia reale, taglio del nastro, saluti alle autorità ) senza la minima infrazione al protocollo. E senza mai apparire annoiato o costretto in questo ruolo da grande.
Sui media marocchini emerge anche qualche dettaglio allegro e infantile sulla vita di Hassan. Le gite a Disneyland con tutti i parenti. L’amore per il calcio, che gioca due volte alla settimana come centravanti. La sua passione per le auto: quelle vere del papà , o quelle elettriche, sue, che guida a forte velocità  all’interno dei giardini reali. Ma stando ai bene informati sono attimi di spensieratezza sempre meno frequenti, il mestiere di re ormai è a tempo pieno per Hassan. E un indizio viene dalla sua pagina Facebook, dove conta 31 mila «mi piace» ma che non è più aggiornata da oltre un anno.


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