No a indicazioni per un governo Linea dura, tensione tra i 5 stelle

Loading

MILANO — Di nuovo alla carica e presto anche in tour elettorale. Dopo il (breve) silenzio di Pasquetta, Beppe Grillo torna a ribadire le posizioni del movimento con un post sul blog: «Il M5S non accorderà  nessuna fiducia, o pseudo fiducia, a un governo politico o pseudo tecnico (in sostanza di foglie di fico votate dai partiti)». E detta la sua agenda: «Il Parlamento è sovrano e da subito, con un tratto di penna, può eliminare il Porcellum e avviare le riforme di cui i partiti si riempiono la bocca (solo quella) da vent’anni come la legge sul conflitto di interessi o la legge anticorruzione».
Nel mentre il leader lancia poi la sua stoccata al segretario pd — «Bersani non è meglio di Monti, è semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell’economia» — che suona però come una sconfessione alle dichiarazioni di Vito Crimi. Il capogruppo al Senato, infatti, aveva apprezzato poche ore prima l’ipotesi di un governo Bersani per gli affari correnti: «Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio». Tra polemiche e impasse, Grillo si prepara a scendere di nuovo in piazza. Ad annunciare le nuove tappe dello Tsunami Tour è Saverio Galluccio, candidato governatore Cinque Stelle in Friuli Venezia Giulia, dove il movimento è risultato primo partito alla Camera con il 27,22%. Grillo, probabilmente sarà  impegnato in sei comizi intorno al 17-19 aprile (si vota il 21-22).
Ieri, comunque, tensione all’assemblea plenaria del movimento, in cui si è discusso sulla linea da tenere alla luce delle varie opinioni sui saggi. È stato deciso di non presentare alcuna rosa di nomi per un eventuale governo 5 Stelle: una scelta che ha provocato malumori e spaccature (c’era chi avrebbe voluto portare uno o più nomi per un eventuale esecutivo), tanto che una deputata ha lasciato la riunione in lacrime. Intanto, i parlamentari Cinque Stelle tessono la loro tela diplomatica. A Roma è stato il giorno dell’incontro con l’ambasciatore statunitense David Thorne. «È consuetudine dell’ambasciata conoscere e dialogare con le forze rappresentate nel Parlamento italiano, al fine di consolidare la conoscenza reciproca e rafforzare la cooperazione con l’Italia, un Paese amico e alleato, sulle tematiche di interesse comune», fa sapere con una nota l’ambasciata. All’incontro presenti, oltre a Thorne, anche tre funzionari Usa, i capigruppo Crimi e Lombardi, la senatrice Michela Montevecchi e il deputato Massimo Baroni, che ha definito l’incontro «vecchia maniera, conoscitivo-costruttivo, ecco, direi 1.0». Baroni ha spiegato che si è parlato di «etica e legalità » e ha puntualizzato anche altri aspetti della conversazione: «Abbiamo sottolineato che nel nostro movimento non ci sono intellettuali e quando loro hanno fatto il nome di Fo abbiamo fatto notare che non è un intellettuale perché ha scritto “Mistero Buffo” dove dà  voce alla gente comune». I Cinque Stelle, da quanto si apprende da fonti vicine al movimento, avrebbero chiesto una consulenza sulla trasparenza ai diplomatici americani, che, in tutta risposta, avrebbero promesso di mettere in contatto i parlamentari con esperti Usa. A tenere banco, nel colloquio, le battaglie grilline e l’uso della Rete per i partiti negli Stati Uniti e in Italia.
Sull’Huffington Post, intanto, l’ex presidente della Camera Fausto Bertinotti azzarda una soluzione per uscire dallo stallo politico: «Chiedere che venga conferito l’incarico di presidente del Consiglio a un esponente del M5S indicato dallo stesso movimento. Un incarico forte e incondizionato».


Related Articles

Solo il 3% alle alluvioni, il resto è una grande opera

Loading

Sblocca Italia. Negli ultimi venti anni si sono alterate le regole del gioco economico e della trasparenza in favore della discrezionalità. Il governo Renzi si muove sulle stesse orme

Nel mondo di Pisapie è finita la ricreazione

Loading

MILANO I tagli di Palazzo Marino deprimono la primavera arancione
Sogno o son mesto? Dopo tre mesi, anche l’elettore più euforico per la vittoria di Giuliano Pisapia ormai si è reso conto che la ricreazione è finita e adesso comincia a chiedersi se è per questo che Milano si è liberata da un ventennio di cupo centrodestra. Considerati i mostri che governavano prima, fare paragoni è del tutto fuori luogo, però a questo punto è lecito domandarsi se non meritino qualcosa di più i milanesi che si sono impegnati per sognare un’altra città  possibile.

Referendum, chi vince e chi no

Loading

Dalle urne una rivoluzione culturale. Che mostra l’emergere di un nuovo blocco sociale, ridefinito dalla crisi economica. Quella che esce sconfitta è la classe politica del nostro Paese. Che non può continuare a vivere di rendita

 

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment