Casa, spesa insostenibile per 3 milioni di italiani

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ROMA — Tre milioni di famiglie a rischio “fallimento”. Il mix insostenibile delle spese per la casa, dagli affitti, ai mutui, alle bollette, fino alle tasse, sta mettendo all’angolo un numero sempre più ampio di italiani. E oggi, secondo uno studio della Cgil, l’impossibilità  di mantenere uno standard di vita appena sufficiente sta facendo scivolare verso la povertà  circa 3 milioni di famiglie, una ogni sette.
La morsa della crisi negli ultimi mesi si è fatta sentire al punto che sono già  150mila i casi di pignoramento e sfratto effettuati in seguito alle difficoltà  economiche mentre si profila il rischio di una escalation di questi eventi, con altri 300 mila immobili a rischio sgombero forzato nei prossimi tre anni.
La Cgil, con questo studio, lancia l’allarme sugli oneri «che rendono il costo del semplice abitare assolutamente insostenibile e causa preponderante dello scivolamento di gran parte delle famiglie italiane verso la povertà ». In media, spiega il sindacato, «le spese per la casa sono pari al 31,2% del totale, ma superano il 40% per oltre tre milioni di famiglie». Ogni mese al solo mantenimento di un immobile di proprietà  o in affitto, vengono devoluti in media 1.150 euro nel primo caso e 1.515 nel secondo.
Cifre che secondo la responsabile politiche abitative della Cgil e curatrice dello studio, Laura Mariani sono «lievitate negli anni anche a seguito dei continui aumenti delle tariffe relative a luce, riscaldamento, gas, acqua e della recente introduzione dell’Imu » in attesa dell’ennesima stangata che arriverà  con la temuta Tares. Proprio per questo, se non ci saranno modifiche al pacchetto di balzelli in arrivo, tra giugno e luglio si abbatterà  sugli utenti una stangata da quasi 3,2 miliardi di euro: 11,6 di acconto Imu, 14,4 di saldo Irpef, 4 di acconto Tares e, dulcis in fundo, 1,8 miliardi che arriveranno dal nuovo ritocco dell’Iva.
Secondo lo studio, nel corso dell’ultimo decennio gli affitti si sono impennati del 130% per i contratti rinnovati (fino ad arrivare alla cifra media di 740 euro mensili nel 2012) e del 150% per i nuovi contratti (1.100 euro mensili), mentre i costi degli immobili hanno registrato aumenti dal 50% fino al 100% in più nei grandi centri urbani.
Ma il dato più impressionante arriva da pignoramenti e dalle esecuzioni immobiliari che tra il 2008 e il 2011 sono aumentati del 75%. E i risultati di un monitoraggio condotto nel 2012, su un campione di mille famiglie sottoposte a sfratto per morosità , sono altrettanto sconcertanti: la Cgil evidenzia anche in questo caso l’incremento delle cosiddette “morosità  incolpevoli” legate cioè a condizioni economiche critiche da parte di nuclei familiari che non riescono più a far fronte alle spese per l’abitazione.
In particolare, a pagare uno dei prezzi più alti sono i giovani: su mille casi monitorati, quelli di età  inferiore ai 35 anni sono il 21% del totale delle famiglie con
sfratto per morosità . Gli under-35 sono in gran parte lavoratori precari o che abbiano perso il posto di lavoro nel corso dell’ultimo biennio. Altro dato che colpisce, quello relativo alle famiglie di migranti che nei casi di morosità  riconducibile a condizioni economiche precarie, rappresentano oltre un quarto del totale, il 26%. La fetta più grande della crisi è rappresentata dagli anziani che sono il 38% delle famiglie in difficoltà  e costrette a lasciare l’appartamento.
Tra le cause principali la perdita del lavoro: rientra in questa categoria il 35% delle famiglie il cui capofamiglia, inteso come percettore principale di reddito, non ha più un posto.


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