Mediaset in rosso per la prima volta perdita a 287 milioni, salta il dividendo
MILANO — Più che ai programmi televisivi, Mediaset deve dire grazie ai suoi ripetitori. Se il bilancio 2012, il primo in rosso da quando il gruppo della famiglia Berlusconi è quotato in Borsa, non è stato più pesante dei 287 milioni di perdita dichiarata lo si deve alla controllata Ei Towers, la società che gestisce le torri che rimandano il segnale tv e che in parte vengono affittate anche gli operatori di telefonia mobile.
La società , tornata sotto il controllo di Cologno Monzese nel 2011, è l’unica voce in positivo delle attività italiane del gruppo, con i suoi 23,6 milioni di utili. Per il resto, il gruppo risente della crisi che continua a colpire il nostro paese, che per Mediaset si traduce in un netto calo degli introiti pubblicitari. Così, come è accaduto per l’altro mercato di riferimento, la Spagna. Con la differenza che in Italia, le attività sono in rosso, mentre le attività televisive in Spagna sono riuscite anche nella stagione scorsa a chiudere in nero. Nonostante questo, le reti Mediaset sono rimaste leader sia in Italia (37,8% in prima serata e 36,7% nelle 24 ore, con Canale5 ancora una volta tv più vista) sia in Spagna, pur come medie più basse (27,4% in prime time e 28,1% nelle 24 ore e Telecinco che si conferma al primo posto delle tv iberiche).
Ma andiamo con ordine e partiamo dal mercato pubblicitario. In Italia, la fuga degli inserzionisti — in linea con il mercato televisivo — si è tramutato in un -16%, per un totale di 2,32 miliardi di euro di raccolta complessiva. Qualcosa meglio la Spagna, dove i ricavi pubblicitari sono scesi da circa un miliardo a 886 milioni.
Vista la contrazione delle entrate e le incertezze sulle prospettive per il 2013 («che non consentono di formulare previsioni attendibili circa l’evoluzione dei ricavi pubblicitari per il 2013», si legge nel comunicato ufficiale), i manager sono stati costretti a lavorare sul taglio dei costi, con 307 milioni di risparmi soltanto nelle attività televisive. A cui si devono aggiungere «le svalutazioni e gli accantonamenti al fine di adeguare i valori dei principali diritti sportivi e delle risorse artistiche».
Tutto questo ha portato le attività italiane a un rosso per 307 milioni, rispetto ai 176 milioni di attivo di un anno fa; risultato che sarebbe stato negativo “solo” di 67,6 milioni al netto delle manovre straordinarie. La Spagna, invece, dimezza l’utile, sceso da 110 a 50,1 milioni. Tagli e svalutazioni hanno portato a una generazione di cassa favorevole e ridotto il debito da 1,89 a 1,71 miliardi.
Il mercato ha giudicato i risultati positivi sul fronte dei risparmi, mentre si attendeva un rosso più contenuto. Ma gli analisti finanziari hanno guardato con interesse soprattutto alle indicazioni per i prossimi mesi: il primo dato riferito al mercato pubblicitario di gennaio non è certo favorevole, con un -14,5%, pur contro il -16% del mercato televisivo.
Related Articles
Confindustria addio. Marchionne vuole carta bianca per licenziare
L’ad di Fiat scrive a Confindustria: dal primo gennaio gioca con mani libere. Sulla pelle della contrattazione della libertà di licenziare anche senza giusta causa
Sergio Marchionne saluta Confindustria. “Cara Emma, …” la letterina dell’amministratore delegato annuncia che Fiat Spa e Fiat industrial usciranno dall’associazione degli industriali dal 1° gennaio 2012, confermando quanto anticipato a giugno. “E’ un addio ufficiale – ha detto Marchionne ai giornalisti – ; noi non facciamo entrate e uscite”.
Cina Con Shanghai Pechino dà il via a 12 zone di libero scambio
Shanghai fa proseliti. Il Governo cinese ha infatti approvato l’apertura di altre 12 zone di libero scambio, da affiancare all’esperimento di Shanghai lanciato nel settembre dello scorso anno. Lo scrive l’agenzia di Stato ufficiale, Xinhua, facendo i nomi di due delle località scelte, la città di Tianjin e la provincia di Guangdong.
Ma esiste davvero la lettera di Bce?
MANOVRA. Il contenuto della manovra del 12 agosto è ormai conosciuto: l’onere dei 45,5 miliardi di sacrifici spalmati nel biennio 2012-2013, per raggiungere il famigerato pareggio di bilancio, graverà direttamente o indirettamente sulle tasche dei cittadini.