Bersani e la disputa del Colle: «No a scambi ma ragioniamo»

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ROMA — «Un governo subito che abbassi le tasse a imprese e lavoratori, che sblocchi i pagamenti della pubblica amministrazione, che fermi l’aumento dell’Iva, il Paese è al collasso». Le parti sociali incontrano a turno il presidente del Consiglio incaricato Pier Luigi Bersani ma il succo delle richieste è uguale. L’urgenza di avere un esecutivo il più presto possibile, ormai a un mese dalle elezioni, prevale su tutte le altre raccomandazioni fatte dal presidente di Rete Imprese Italia Carlo Sangalli e dai leader sindacali (Camusso, Bonanni, Angeletti, Centrella). Bersani, al termine di un’altra giornata bestiale, commenta con una certa soddisfazione l’esito di questi incontri dandone comunque un taglio positivo: «I problemi sono molti e difficilissimi, di miracoli non se ne fanno ma uscire dalla crisi si può».
Le consultazioni proseguono ed Enrico Letta ha precisato che giovedì il segretario del Pd salirà  al Quirinale per riferire al presidente Giorgio Napolitano l’esito dei colloqui con le parti sociali e i partiti e verificare con il Colle l’esistenza di una maggioranza parlamentare in grado di formare un governo. Oggi è il turno dei partiti minori e nel pomeriggio delle forze politiche decisive. Confermato l’arrivo a Montecitorio del Pdl insieme alla Lega ma senza Silvio Berlusconi. Lo ha affermato il segretario Angelino Alfano a Porta a Porta: «Il Cavaliere non verrà , abbiamo fatto una riunione stamattina (ieri, ndr) e abbiamo concordato che non ci sarà ».
Un modo questo forse per facilitare un’eventuale collaborazione pro governo dopo che Berlusconi in mattinata aveva proposto un esecutivo con Alfano vicepremier e scatenato una reazione stizzita di Bersani: «Facciamo discorsi seri, non si può annunciare al mattino la guerra nucleare e al pomeriggio proporre gli abbracci». Il premier incaricato ha poi allontanato ogni indiscrezione, all’interno delle consultazioni, su un confronto anche per il Colle. «Se ne discuterà  a tempo debito: non è il caso di mescolare i temi». E in serata, nella direzione Pd, ribadisce con forza: «Non mi si parli di scambi, siamo disponibili a ragionare, con un’assunzione comune di responsabilità ».
Il perimetro allargato per le consultazioni ha consentito incontri anche a molte associazioni no profit, ambientalisti, i rappresentanti del Cai, del Fai, di Greenpeace, di Legambiente, del Wwf, del Touring club italiano. Nel primo pomeriggio un colloquio anche con Don Luigi Ciotti e a seguire il Forum delle associazioni giovanili e del consiglio nazionale degli studenti. Al termine, intercettato dalla stampa, il prete anti-mafia fondatore del gruppo Abele e della associazione Libera, così ha commentato l’incontro: «Bersani è un uomo duro, che non molla facilmente, ce la sta mettendo tutta e lo fa con spirito di servizio per il bene comune del Paese».
Articolate le richieste delle parti sociali trovando un tavolo comune sullo sblocco dei 40 miliardi (prima tranche) dei pagamenti dovuti da parte della pubblica amministrazione come avevano già  avanzato domenica nel primo «giro» il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e quello di Confcooperative Maurizio Gardini. Sangalli ha spiegato quanto sia importante per la galassia dei 4 milioni di piccole e medie imprese una vera «disciplina fiscale, equa, semplice e in grado di stimolare la crescita». Il segretario generale della Cgil Susanna Camusso ha suggerito a Bersani — dopo averlo ringraziato per il metodo — di togliere l’Imu sulla prima casa fino a mille euro e di «disinnescare la miccia sulle prossime scadenze estive tra Tares, Imu e Iva». Anche il segretario Cisl Raffaele Bonanni ha battuto il tasto del fisco e si è detto «contrarissimo al ritorno alle urne perché farebbe somigliare l’Italia alla Germania di Weimar». La Uil ha approfittato della crisi politica e dell’emergenza economica per sollecitare a Cisl e Cgil una nuova unità  sindacale che dovrebbe riprendere in un «incontro che ci sarà  nelle prossime settimane». A Bersani sono giunte «note» anche da associazioni non convocate. Come quella dei meccanici confindustriali di Anima, secondo i quali «i buoni dati dell’export non sono più sufficienti, occorre rilanciare la domanda interna».


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