«Pagati per gettarmi fango sul web» Grillo contro gli infiltrati digitali

Loading

ROMA — Il titolo è «Schizzi di merda digitali». Non si tratta di un’opera concettuale, né di una riedizione della pop art alla Piero Manzoni, ma di un post di Beppe Grillo. Il fondatore del Movimento a 5 Stelle non torna al passato — quando spaccava i pc a mazzate e chiamava la Rete «Infernet» — ma certo frena sul mito delle virtù democratiche e taumaturgiche della Rete. «Da mesi — spiega nel post — orde di trolls, di fake, di multinick scrivono dai due ai tremila commenti al giorno. Qualcuno evidentemente li paga per spammare». Accusa grave, che evoca il timore di un sabotaggio dall’esterno, ma anche la paura che il bombardamento di critiche finisca per condizionare i suoi a Roma. Da giorni si parla di una quota di «cittadini» a 5 Stelle poco convinti dello scontro frontale con il potere. E il caso Grasso, con i voti in dissenso ai desiderata di Grillo, viene visto come un primo passo. Non c’è alcun elemento in tal senso, in realtà , ma il tema si pone. E non è un caso che Grillo ieri sia tornato allo scontro frontale con i due nuovi presidenti della Camera. Intanto Franco Battiato, cantante-assessore e simpatizzante di Grillo, perde la pazienza: «Ora esagera».
Messo sotto accusa per il suo presunto verticismo che sovrintende alla democrazia web, Grillo contrattacca: «Nella democrazia bersaniana non servono votazioni, basta nominare le “persone giuste” e farle ratificare per acclamazione. Porcellum style. Togliattiane reminiscenze». Né Pietro Grasso né Laura Boldrini sono stati «democraticamente scelti», ma piuttosto «nominati» dai capipartito Bersani e Vendola e sono «le foglie di fico degli impresentabili». Su Grasso va oltre: «È l’unico procuratore antimafia estimatore di Berlusconi». La Boldrini, intervistata da Fabio Fazio, risponde così: «Ho una storia che parla per me. Trovo fuori luogo la sua considerazione». Quanto alla democrazia, «smantellare tutto fa venire i brividi. La democrazia ha bisogno di partiti, sindacati e di scambio di opinioni».
Ma l’offensiva di Grillo riguarda soprattutto la Rete e la compattezza del Movimento. Dopo avere denunciato preventivamente «compravendite» del Pd, parla degli accusatori «prezzolati» del web e dell’uso che ne fanno i media: «Da questa brodaglia i tg e i talk show colgono fior da fiore, con lerci e studiati copia e incolla, per spiegare che Grillo è eversivo e che il Movimento a 5 Stelle è spaccato».
La voce corre, in effetti. Nessuno esce allo scoperto ma qualche giornale parla apertamente di una ventina di congiurati. Il pensiero va ai senatori che hanno votato per Grasso: tra gli altri, Giuseppe Vacciano, Michele Giarrusso, Marino Mastrangeli, Francesco Campanella, Elena Fattori, Fabrizio Bocchino, Bartolomeo Pepe. Ieri nella mailing list interna dei parlamentari c’è stato un confronto interno per capire se qualcuno aveva rilasciato dichiarazioni in tal senso. «Cu fu?» la domanda in siciliano posta da alcuni partecipanti. Nessuna ammissione e conclusione: l’ennesima invenzione dei media.
E i filo Grasso? In quel caso, spiega un senatore che lo ha votato, non si è stabilita una linea: «Ci sono state tre votazioni interne al gruppo del Senato: a favore di Grasso hanno votato in 20, per la libertà  di coscienza 24 e per la bianca o per il non voto in 27. Ma quel giorno è stato un caos totale, con lacrime e grida e siamo usciti dall’assemblea senza una linea. Per questo non si può parlare di traditori né di franchi tiratori. Semplicemente, siamo finiti in trappola e non siamo riusciti a uscirne». L’assemblea successiva, plenaria stavolta, ha «perdonato» i filo Grasso: su 162 hanno votato per la nulla quaestio un centinaio di parlamentari, mentre una decina di «duri» ha chiesto di avviare la procedura di espulsione. Nulla di fatto, per questa volta, ma solo per questa volta: dalla prossima, infatti, chi esce dalla linea politica decisa a maggioranza, sarà  sottoposto a immediata procedura di espulsione.


Related Articles

VETI ATLANTICI

Loading

Ha fatto bene Sel ieri a giudicare «inaccettabile» l’intesa raggiunta tra i capigruppo Pd-Pdl sulla presidenza del Copasir, il Comitato di controllo sui servizi segreti. Un’intesa pesante, banco di prova dell’ibrido governo Letta-Berlusconi nato all’ombra del ri-presidente Napolitano. Inaccettabile perché il governo ha rifiutato la candidatura al Copasir di Claudio Fava.

Spagna, con margine esiguo ma il governo Sánchez ora c’è

Loading

Spagna. La prima volta di un esecutivo non monocolore. La prima volta con due comunisti

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment