Pd, ok ai capigruppo ma i deputati si spaccano

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ROMA — «La mia proposta per la Camera è un giovane di lungo corso…». Bersani indica come capogruppo Roberto Speranza, 34 anni, segretario regionale del partito in Basilicata, che è stato portavoce del “suo” comitato per le primarie. Un giovane bersaniano di ferro. Dopo la richiesta di voto segreto e un’assemblea di due ore del gruppo democratico, Speranza è eletto con 200 sì, e 84 voti dispersi tra schede bianche e nulle. La carta del cambiamento – l’unico asso che in questo momento il leader del centrosinistra abbia in mano nella difficile partita politica – non è pacifica. Proprio i paladini democratici del rinnovamento – i “rottamatori” renziani – non condividono. E infatti votano “bianca”. Malumori anche tra i supporter di Dario Franceschini, il capogruppo uscente che era stato in pole position come presidente della Camera. Con un tweet a inizio giornata avverte: nessuno si sogni una mia proroga per le consultazioni al Quirinale, se la linea che si è intrapresa è quella del cambiamento allora «bisogna essere coerenti». Dello stesso tenore il tweet del capogruppo uscente del Senato Anna Finocchiaro.
Ma a palazzo Madama la cosa fila liscia, con l’elezione per acclamazione del presidente dei senatori democratici. È Luigi Zanda, personalità  d’esperienza, in politica però dal 2003, ex vice della Finocchiaro, cagliaritano, 70 anni. Al Senato, la trincea del centrosinistra dove Bersani si gioca tutte le sue chance per il governo, era necessaria la massima unità  del partito per il portavoce. Uno solo è stato l’astenuto, Stefano Esposito, uno dei cosiddetti “giovani turchi”, cioè il drappello di Orfini, Fassina, Orlando, Alessandra Moretti. «Sbagliato fermare il rinnovamento», twitta Esposito. Per Bersani, Zanda ha l’esperienza che occorre anche nel confronto con i 5Stelle. «Il Pd ha molte risorse programmatiche», è l’appello del neo capogruppo, che apre alla possibilità  di un questore grillino, ma facendo «tutto alla luce del sole». E invita i 5Stelle ad un incontro per oggi, con tanto di diretta streaming. Ma per ora l’incontro salta.
Bersani si mostra soddisfatto: «Stiamo dimostrando che la ruota gira, e poi l’elezione di questi due capigruppo sta dimostrando quello che abbiamo in mente: l’esperienza e il rinnovamento». Però era scuro in volto il segretario democratico quando Luigi Bobba, ex presidente Acli, deputato teodem, si è alzato in piedi e ha chiesto il voto segreto: «Se ci lamentiamo con Grillo e con la sua disinvoltura con le regole della democrazia, allora dobbiamo essere rigorosi, meglio un po’ meno consensi però convinti». Gli ribatte Guglielmo Epifani: siamo un unico partito, se al Senato il metodo è stato per acclamazione… La querelle si prolunga: a Palazzo Madama il nome è indicato con una raccolta di firme, a Montecitorio no. Infine il vice segretario, Enrico Letta a norma di statuto del partito concede il voto segreto. Scalfarotto, renziano, dice con franchezza di avere votato scheda bianca. Giacomelli, franceschiniano, twitta: il Papa invita alla tenerezza, noi rispondiamo con Speranza. Ma il risiko delle correnti democratiche è ancora aperto per le vice presidenze: il renziano Giachetti è tra i favoriti. Deluso il lettiano Boccia, di cui si era parlato come capogruppo. Speranza invita a emozionarsi per la buona politica. I primi complimenti li riceve dal figlio, due anni e mezzo, che lo chiama per la festa del papà : «Bravissimo».


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